L'altra sera in Coppa di Scozia contro i Rangers tutto
sommato poteva andare meglio e oggi magari ci sarebbe stata qualche bandiera in
più esposta alle finestre di Maryhill. Oh, va detto subito a scanso di equivoci
che il club si chiama Partick Thistle ma con l'omonimo quartiere di Glasgow non
ha più niente a che fare dal 1908. Da quando lo stadio delle origini, il
Meadowside Ground, fu demolito per fare posto a un granaio. Quindi nel caso
cercaste il campanello dovete spostarvi di qualche chilometro a nord/est, nella
zona appunto di Maryhill, fra edifici vittoriani dai soffitti alti e dalle
ringhiere nere fradice di pioggia. Un quartiere socialmente variegato, con una
forte connotazione studentesca, e, come detto, sede dei “Jags”, rannicchiati,
indolenti, disincantati, sicuramente adorabili, alla pari del loro piccolo
Firhill Park. Un impianto con un primato. Nel 1955 gli svedesi del Djurgarden a causa di un ondata di gelo, evidentemente
troppa anche per loro, decisero di giocare la partita casalinga contro
l'Hibernian proprio al Firhill facendolo diventare così il primo impianto
scozzese ad ospitare un match della Coppa dei Campioni. Ci potremmo chiedere
chi siano quei sant’uomini che hanno deciso di dedicare il lato
sportivo/sentimentale della loro vita a un club del genere, assediato dai toni esuberanti di
una città strabuzzata e indottrinata da Rangers e Celtic. Uno è sicuramente Neil Sturgeon,
cantante e chitarrista con un bel riff che in una notte scrisse e registrò
"What A Sensation" dedicata al Thistle. Ecco, nonostante le ombre
lunghe, il Partick attira per la sua innata indole agnostica, da non confondersi
con una semplicistica maniera di evitare guai, bensì ricondotta al principio
avito in quel 1876 quando per pura affezione patriottica si decise di indossare
una maglia blu con il cardo sul petto. Una divisa abbandonata nel 1936 e
sostituita con il kit attuale, preso in prestito dalla squadra di rugby della West of Scotland. La disomogenea composizione della zona ha favorito
l’avvicinarsi di molti tifosi attratti dalla marcata libertà religiosa e politica, insomma un netto rifiuto del settarismo, emendato attraverso una sorta di allegoria
da canticchiare mandando contemporaneamente a quel paese Papa e Regina nella stessa strofa, E
magari ripensando con un sorriso alle parole di chiusura di Sam Leitch in “Focus Football
Tribune” il 23 ottobre 1971: “Oggi si gioca la finale di Coppa di Lega fra il
Celtic e il Partick Thistle e questi ultimi ovviamente non hanno alcuna
speranza”. E onestamente nessuno avrebbe potuto dissentire. Chi poteva
obiettare? Il Celtic di Jock Stein era una squadra piena di campioni di livello
internazionale, Jimmy Johnstone, Kenny Dalglish, Bobby Murdoch, Tommy Gemmell,
Davie Hay. Eh sì, Sam aveva ragione, il povero Thistle allenato da Davie
McParland si sarebbe dovuto inchinare. Alcuni suoi giocatori risultavano a
tempo pieno seppure con una busta paga senza troppi zeri, altri avevano ottenuto
la qualifica di elettricista o idraulico perchè insomma nella vita non si sa
mai e allora impara l'arte e mettila da parte. Jackie Campbell per esempio era
un disegnatore, Frank Coulston un insegnante di educazione fisica, il giovane
Denis McQuade studiava filosofia all'Università. Ad Hampden Park c’erano 62.470
spettatori la sera della finale. Un autentico muro umano poco somigliante alle
sparute folle da teatrino di periferia dei “Jags”. Tuttavia dopo 37 minuti, vi
giuro, il Partick Thistle conduceva 4-0: Rea, Lawrie, McQuade, Jimmy Bone. La
rete di Dalglish nel secondo tempo cambierà, di poco, solo il risultato. Va
detto che questa vittoria assomigliò a un premio di consolazione per ciò che
accadde nel 1963, la stagione del "big-freeze", quando il Thistle di
Ian Cowan e Joe Hogan infilò una striscia di imbattibilità lunga 15 partite ma
la forzata sosta dovuta al rigore invernale accumulò una serie di partite
ristrette nel giro di poche settimane dove il Partick non mantenne lo slancio
perdendo un titolo a portata di mano e tutt'ora rimpianto. Nell'immensa
baraonda finanziaria che è diventato il calcio attuale, per squadre come il
Partick queste storie sembrano pura fantasia. Il sistema del "deve vincere
chi spende di più" o del "tu sei piccolo e quindi ritieniti fortunato
già a poter esistere e giocare contro di noi" ha corrotto ogni sorta di
filantropico anelito. Come no, pure qui hanno avuto problemi, l’associazione
“Save the Jags” nel 1998 riuscì a tirare fuori dall’acqua sporca il bambino e
rivestirlo di dignità mantenendo attraverso un Trust di sostenitori circa il
13% della proprietà. Adesso facciamoci una risata. Qualche stagione addietro,
Alan Archibald allenava il club e se notava giocatori allenarsi male o
controvoglia, nella seduta susseguente li faceva vestire da ballerini di danza
classica con tanto di calzamaglia e tutù rosa. Oh, nessuno si offenda, anzi,
cerchiamo di prendere le cose per quelle che sono in realtà senza alterarne i
significanti troppo spesso in balia dei significati, e se non avete capito
facciamo così, appena possibile, andate a farvi una pinta al Munn's, in mezzo a
casette rossastre quasi affacciate sul campo, dove campeggia un bel poster di
John Lambie, una vita intera spesa per i Jags, i buoni sigari e i piccioni,
già, i piccioni, poi non vi stupirete più del tutù.