mercoledì 15 febbraio 2023

UP THE JAGS

 


L'altra sera in Coppa di Scozia contro i Rangers tutto sommato poteva andare meglio e oggi magari ci sarebbe stata qualche bandiera in più esposta alle finestre di Maryhill. Oh, va detto subito a scanso di equivoci che il club si chiama Partick Thistle ma con l'omonimo quartiere di Glasgow non ha più niente a che fare dal 1908. Da quando lo stadio delle origini, il Meadowside Ground, fu demolito per fare posto a un granaio. Quindi nel caso cercaste il campanello dovete spostarvi di qualche chilometro a nord/est, nella zona appunto di Maryhill, fra edifici vittoriani dai soffitti alti e dalle ringhiere nere fradice di pioggia. Un quartiere socialmente variegato, con una forte connotazione studentesca, e, come detto, sede dei “Jags”, rannicchiati, indolenti, disincantati, sicuramente adorabili, alla pari del loro piccolo Firhill Park. Un impianto con un primato. Nel 1955 gli svedesi del Djurgarden a causa di un ondata di gelo, evidentemente troppa anche per loro, decisero di giocare la partita casalinga contro l'Hibernian proprio al Firhill facendolo diventare così il primo impianto scozzese ad ospitare un match della Coppa dei Campioni. Ci potremmo chiedere chi siano quei sant’uomini che hanno deciso di dedicare il lato sportivo/sentimentale della loro vita a un club del genere, assediato dai toni esuberanti di una città strabuzzata e indottrinata da Rangers e Celtic. Uno è sicuramente Neil Sturgeon, cantante e chitarrista con un bel riff che in una notte scrisse e registrò "What A Sensation" dedicata al Thistle. Ecco, nonostante le ombre lunghe, il Partick attira per la sua innata indole agnostica, da non confondersi con una semplicistica maniera di evitare guai, bensì ricondotta al principio avito in quel 1876 quando per pura affezione patriottica si decise di indossare una maglia blu con il cardo sul petto. Una divisa abbandonata nel 1936 e sostituita con il kit attuale, preso in prestito dalla squadra di rugby della West of Scotland. La disomogenea composizione della zona ha favorito l’avvicinarsi di molti tifosi attratti dalla marcata libertà religiosa e politica, insomma un netto rifiuto del settarismo, emendato attraverso una sorta di allegoria da canticchiare mandando contemporaneamente a quel paese Papa e Regina nella stessa strofa, E magari ripensando con un sorriso alle parole di chiusura di Sam Leitch in “Focus Football Tribune” il 23 ottobre 1971: “Oggi si gioca la finale di Coppa di Lega fra il Celtic e il Partick Thistle e questi ultimi ovviamente non hanno alcuna speranza”. E onestamente nessuno avrebbe potuto dissentire. Chi poteva obiettare? Il Celtic di Jock Stein era una squadra piena di campioni di livello internazionale, Jimmy Johnstone, Kenny Dalglish, Bobby Murdoch, Tommy Gemmell, Davie Hay. Eh sì, Sam aveva ragione, il povero Thistle allenato da Davie McParland si sarebbe dovuto inchinare. Alcuni suoi giocatori risultavano a tempo pieno seppure con una busta paga senza troppi zeri, altri avevano ottenuto la qualifica di elettricista o idraulico perchè insomma nella vita non si sa mai e allora impara l'arte e mettila da parte. Jackie Campbell per esempio era un disegnatore, Frank Coulston un insegnante di educazione fisica, il giovane Denis McQuade studiava filosofia all'Università. Ad Hampden Park c’erano 62.470 spettatori la sera della finale. Un autentico muro umano poco somigliante alle sparute folle da teatrino di periferia dei “Jags”. Tuttavia dopo 37 minuti, vi giuro, il Partick Thistle conduceva 4-0: Rea, Lawrie, McQuade, Jimmy Bone. La rete di Dalglish nel secondo tempo cambierà, di poco, solo il risultato. Va detto che questa vittoria assomigliò a un premio di consolazione per ciò che accadde nel 1963, la stagione del "big-freeze", quando il Thistle di Ian Cowan e Joe Hogan infilò una striscia di imbattibilità lunga 15 partite ma la forzata sosta dovuta al rigore invernale accumulò una serie di partite ristrette nel giro di poche settimane dove il Partick non mantenne lo slancio perdendo un titolo a portata di mano e tutt'ora rimpianto. Nell'immensa baraonda finanziaria che è diventato il calcio attuale, per squadre come il Partick queste storie sembrano pura fantasia. Il sistema del "deve vincere chi spende di più" o del "tu sei piccolo e quindi ritieniti fortunato già a poter esistere e giocare contro di noi" ha corrotto ogni sorta di filantropico anelito. Come no, pure qui hanno avuto problemi, l’associazione “Save the Jags” nel 1998 riuscì a tirare fuori dall’acqua sporca il bambino e rivestirlo di dignità mantenendo attraverso un Trust di sostenitori circa il 13% della proprietà. Adesso facciamoci una risata. Qualche stagione addietro, Alan Archibald allenava il club e se notava giocatori allenarsi male o controvoglia, nella seduta susseguente li faceva vestire da ballerini di danza classica con tanto di calzamaglia e tutù rosa. Oh, nessuno si offenda, anzi, cerchiamo di prendere le cose per quelle che sono in realtà senza alterarne i significanti troppo spesso in balia dei significati, e se non avete capito facciamo così, appena possibile, andate a farvi una pinta al Munn's, in mezzo a casette rossastre quasi affacciate sul campo, dove campeggia un bel poster di John Lambie, una vita intera spesa per i Jags, i buoni sigari e i piccioni, già, i piccioni, poi non vi stupirete più del tutù.





LA VIOLA D'INVERNO

  I ricordi non fanno rumore. Dipende. Lo stadio con il suo brillare di viola pareva rassicurarci dal timore nascosto dietro alle spalle, l’...