venerdì 8 agosto 2025

WHERE FOOTBALL BEGAN

 


Nel cuore verde e ramato dell’Inghilterra il cielo in certi giorni appare come sospeso, immobile, non vuole andare né avanti, né indietro, una sensazione strana tipo un cipiglio di ritrovata gioventù da sorseggiare con calma, adagio; Dronfield si presenta villaggio trovatello in pietra d’avorio e solo un autobus può portarti al campo da gioco dello Sheffield FC. Lo prendi da qualche parte tra la stazione ferroviaria e il centro e quindi, fatto un miglio, nei pressi di un leggero pendio erboso, spunta il “Coach&Horses” pub ruvido e tipico, uno di quei locali apparentemente corruschi usciti da una pagina di Charles Dickens in cui umani giullari in vecchi montgomery sbiaditi si muovono intorno a tavolini muniti di sottobicchieri che profumano di aceto bianco, e dove trionfano le birre di marca Thornbridge, accompagnate da tortine di manzo o pollo, purè e verdure. Lo stadio attuale dello Sheffield FC non è il primo della loro lunghissima storia, questo club (il più antico del mondo) è qui da circa venticinque anni, dopo una itinerario da nove stazioni iniziate con la sua fondazione avvenuta il 24 ottobre 1857 in una serra di Parkfield House, sobborgo della Sheffield immortalata in tela d'acciaio. Merito di Nathaniel Creswick e William Prest, barbe e baffi coevi al periodo a corredo del loro malizioso, naturale tessere idee e persino inganni, scambiarsi lettere, ridendo ogni volta con quel fare che pareva sforzato e invece non lo era affatto, nasceva veramente dalla letizia di riuscire a poter realizzare i primi rudimenti del nuovo “gioco” con la semplice missione di un gorgheggio di vetro. Il calcio si presentava passatempo disorganizzato e caotico su campi poco erbosi e perlopiù irregolari ma questi pionieri spinti a costruire qualcosa di migliore che avrebbe resistito alla prova del tempo si impegnarono  Nei giorni senza match è un luogo quasi mistico, senza tifosi, senza il programma, senza il "Bovril", senza le patatine fritte impregnate nella famosa salsa gravy (miscuglio di brodo di tacchino farina e burro, mah...). In genere alla mattina c'è solo l'addetto alle pulizie, parecchi anni sulle spalle, zigomi duri e pupille bizzose che palpitano sotto la berretta. Un paio, anzi tre, tribune rifinite con della vernice rossa brillante, un tunnel di tela abbastanza pacchiano, e un due reti avvinghiate ai legni delle porte dove la palla si deve depositare come un'aringa affumicata lanciata da un peschereccio. Poi, a un angolo, spunta un box office in odor d'anarchia, prefabbricato di lamiera, unica effige scarnificata del santo. Una fretta di troppo o di meno, serviva, ovvio. Glielo concediamo come fosse un privilegio del creditore. Perché il grazie sussurrato intanto va a questo impianto che ogni amante o appassionato del calcio inglese sogna. Immerso nella campagna, accanto ad un piccolo bosco che termina con un muro di cinta. D’altra parte, cosa volete sarà pure il club più vecchio del globo ma ci si iscrive con fatica alla Northern Premier League Division One South, ottavo livello della Piramide dei campionati di calcio inglese, ossia quelli che agguantano i preliminari di FA Cup per un pelo ma in fondo hanno anche fatto una finale del Vase nel 1977 a Wembley davanti a trentamila spettatori. Era lo Sheffield FC di Chris Stanley, Mick Wing e Harry Strutt battuto nel replay dal Billericay Town. Certo se li filavano in pochi rispetto alle altre due squadre di Sheffield, tuttavia, quel 1977 sarà l'anno della nascita di un gruppo rock formidabile nel fertile laboratorio musicale di Sheffield, ossia gli Human League, e la loro "Don’t You Want Me" diventerà uno dei brani di riferimento del clubInsomma, al di là di tutto, lo Sheffield FC rappresenta una di quelle reliquie da mettere sotto una campana di vetro nonostante un’attualità modesta da spicci di liceo. Non a caso affratellarsi con i rossoneri è diventato punto di riferimento, timbro di etichetta, garanzia di dote e tutta la club house si ammanta più che dei propri trofei vinti di tutta una serie di cimeli di stima lasciati o inviati da grandi compagini che sostanzialmente non avrebbero niente da spartire con la squadra ubicata in questo ameno recinto di mondo a cavallo fra Yorkshire e Derbyshire. Teniamo conto che oltre a una comparazione sibillina con i Real Madrid (Oldest&Gratest) nel 150enario al Coach&Horses venne a fare una visita Pelè e si tenne una partita amichevole contro l'Inter. Torniamo indietro: nei documenti d’archivio si legge che il primo marcatore venne registrato alla seconda partita con l’Hallam (la squadra del vicinato, guarda caso con il ground più vecchio ancora in attività, il celeberrimo Sandygate). Il referto afferma che tale David Sellars prese possesso della palla e dopo una grande corsa, segnò per gli ospiti. Nella squadra di metà Ottocento compare spesso il nome Sorby, sono quelli della Robert Sorby & Sons, ditta siderurgica, off course, fondata nel 1828, che ha ancora sede in città. In particolare, i fratelli Thomas e Oliver, titolari della squadra tra il 1873 e il 1881 e pronipoti di Robert Sorby, Maestro Coltellinaio dal 1624! Ma nello Sheffield FC hanno giocato pure due reverendi, Francis Pawson e soprattutto John Robert Blayney Owen, che si infilò la camiciona con i tre leoni durante un Inghilterra Scozia del 1874. Direi comunque che la cosa più vicina a un dato clamoroso resta il record di goal ascritto a Geoff Robinson, che giocò per "The Club" dall'arme inquartata rossonera negli anni '50 del secolo scorso. Nonostante gli fossero stati offerti contratti da professionista, scelse sempre di rimanere fra i dilettanti e nella sua prima stagione segnò 54 goal in 38 incontri, inclusa una sfilza di dieci reti in un perentorio 14-1 contro il derelitto South Kirkby Colliery. Record finale: 241 goal in 227 partite. Incredibile. Un suo compagno di squadra dell'epoca lo ricordò in un’intervista allo Sheffield Indipendent"Bevevamo e giocavamo a snooker prima delle partite. Un sabato l'ho visto bere cinque pinte prima di una partita. E di solito significava che segnava cinque gol". Il prersidente Richard Tims che gestisce la Little Masters,  un agenzia  di marketing che annovera fra i suoi clienti anche When Saturday Comes sta intercettando alcuni fattori per accrescere l'attrazione del club (e diciamolo, tenere a bada i conti) come ad esempio, di peculiare importanza fu la sponsorizzzione con Classic Football Shirt una delle ditte più rampanti nel panarama del collezionismo sportivo. La “Home of Fooball” dello Sheffield FC per certi qual versi possiamo paragonarla a un liquore, perchè no, uno di quelli che ti lasciano il retrogusto di un’ammissione di colpa. Già, tutta colpa loro, o quasi perchè attenti, le rivoluzioni possono nascere dai luoghi più improbabili.



 

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