"E mai chinammo il capo ai colpi della sorte,
rincorrendo la vita superammo la notte"
Avellino, 23 novembre 1980.
Ottava giornata di andata. Al Partenio l'Avellino incontra
l'Ascoli, diretta rivale nel tentativo di evitare la B. I lupi vincono 4-2,
doppietta di Ugolotti e goal di Juary, con annesso balletto intorno alla
bandierina. Quella sera stessa, il capitano, Salvatore Di Somma, vagava per le
strade tra le abitazioni colpite dalla violenza del terremoto in mezzo alle
urla e alle sirene. In Piazza Libertà, qualcuno lo riconobbe: "Salvatore,
un disastro... eppure avevamo anche vinto". Si dice il calcio rappresenti
storie di persone e comunità ed allora ci sono eventi intrecciati diventati
chiave di lettura sociale come la salvezza dell'Avellino nella stagione
1980-81, la squadra dall'inconfondibile maglietta verde allenata da Luis
Vinicio, detto "o lione". In porta Stefano Tacconi, in campo Di
Somma, Beniamino Vignola, il funambolico Juary e un giovanissimo Andrea
Carnevale. L'Avellino (partito con cinque punti di penalizzazione avuti in
eredità del Totonero) dopo quel 23 novembre giocò alcune partite casalinghe al
San Paolo, mentre il Partenio veniva usato come campo per sfollati. Fu in quei
giorni che la squadra diventerà simbolo di rinascita, di riscossa, non solo di
Avellino ma dell'intera Irpinia martoriata dal dolore. Con immutata passione i
tifosi seguirono le gesta di quei ragazzi. L'impresa riuscì all'ultima
giornata, grazie a un meraviglioso goal di Massimo Venturini all'Olimpico dove
l'Avellino colse un 1-1 contro la Roma. Sarà il punto decisivo per evitare la
retrocessione e il punto intorno al quale le macerie saranno raccolte,
lasciando il posto alla speranza.

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