sabato 10 ottobre 2020

I DRAGHI DI LUBIANA



Visto da fuori sembra uno di quei tipici supermercati in stile discount dove fanno il 3x1 e domani a soli 9,99 euro puoi comprarti un trapano buono appena per il cartongesso. In realtà l'Hala Tivoli di Lubiana è ancora struttura capace di ammaliare perché non importa dove tu sia adesso ma se stai guardando una partita di basket stai guardando qualcosa che qui dentro, almeno in Europa, ha germogliato prestissimo. Si trova nella zona nord della città all'interno del più grande parco cittadino. L'Hala è un complesso di due arene sportive progettate dall'architetto Marjan Božič, dall'ingegnere Stanko Bloudek, ed stato aperto nel 1965. Attualmente lo stadio del ghiaccio è stato portato a una capienza di 7.000 mentre per ospitare partite di pallacanestro la capacità viene ridotta a 6.000, ma quando qui nel 1970 la nazionale di pallacanestro jugoslava allenata da Ranko Žeravica e trascinata da Krešimir Ćosić ha vinto il titolo di campione del mondo si è stimato un pubblico vicino alle 15000 unità. L’Olimpija Lubiana oggi allocata nella nuova, un pò freddina, Arena Stožice resta squadra nazione. Sei titoli della vecchia Yuba Liga e 17 sloveni dal 1992. Dire che è una vera e propria istituzione è un eufemismo. l’Olimpija è divenuta un punto di riferimento culturale della città e nel paese, scandendo la vita di Lubiana e della stessa Slovenia. Fondata nel 1947 come sezione cestistica di un polisportiva legata a un’organizzazione studentesca chiamata Svoboda (“Libertà”), il 27 gennaio del 1955 il gruppo di studenti e professori si unì sotto il nome di Academic Sports Club Olimpija. Negli anni successivi oltre a passare per diversi cambi di nome, iniziò a prendere parte ai campionati jugoslavi stupendo tutti vincendo a ripetizione nel periodo che va dal 1957 al 1970 concludendo il ciclo con lo sbocciò del suo più forte pivot di sempre ovvero Vinko Jelovac. Ed è anche grazie all’Olimpija che la Slovenia diventa terra dove si mangia frika e pallacanestro, nonostante un iniziale predilezione al calcio da parte delle “masse operaie”. Quei successi e quella fama di squadra spettacolare non sarebbero stati possibili grazie all'apporto della suddetta Dvroma Tivoli, sedili di legno e ante da teatro, e sul parquet un paio fra i più grandi giocatori europei di tutti i tempi, Boris Kristančič (una carriera spesa per i draghi) e Ivo Daneu, un playmaker di 184 cm, tiratore straordinario e leader totale in campo. Dopo il ritiro di Daneu la maglia di Lubiana è stata indossata dal già citato Krešimir Ćosić, uno che spiegarlo ai giovani di oggi forse è quasi impossibile, diciamo che c’è stato un tempo in cui l’America non era il paradiso del pianeta cestistico, ma solo una parte. Se era vero che loro il gioco lo avevano inventato, dall’altra parte della pozzanghera gli si era dato un senso compiuto ugualmente alto. E se è altrettanto vero che per primi gli Stati Uniti guardavano con sospetto a chi dall’Europa voleva venire a palleggiare oltre Oceano, poteva capitare che qualcuno fossero proprio loro a cercarlo. Ma poteva pure succedere che quel qualcuno rispondesse con un “no, grazie” come il personaggio dello scrivano di Melville. Krešimir Ćosić, magari oggi lo racconterebbe sorridendo, se solo il destino non lo avesse richiamato in panchina per l’eternità il 25 maggio del 1995, a 47 anni. Lui, Ćosić, 210 centimetri di rara bellezza cestistica voleva tornare a casa sua, a Zara, da cui era partito per l’avventura al College. Lubiana quindi, e poi in Italia vestito dalla canotta della Virtus Bologna. Altro da menzione il lituano Šarūnas Jasikevičius, protagonista del basket europeo dei primi anni 2000, talento precoce, intelligenza tattica argentea, cresciuto ovviamente col sogno dello Žalgiris Kaunas e col mito di Sabonis. Tra i giocatori usciti dal vivaio vanno citati invece Goran Dragić, Rašo Nesterović e Beno Udrih (tre dei quattordici ad aver fatto il salto in NBA). Quindici i campionati sloveni vinti tra il 1992 e il 2009 (da allora nessun’altra vittoria ma solo cinque secondi posti). La ribalta europea arriverà con la vittoria della Coppa Saporta nel 1994 quando l’Olimpija, targata Smelt, batterà il Taugres 91- 81 con un quintetto guidato dall’ala piccola Romon Horvat (ne metterà 36 nella finale di Losanna) assoluto leader di un gruppo che comprendeva un'altra leggenda, Dušan Hauptman (16 anni in verde) e il giovane duo formato da Marko Tušek e Boris Gorenc (lui quella stessa coppa la rivincerà otto anni dopo a Siena con Ergin Ataman) visti un po’ dovunque in Italia con alterni risultati. Tre anni dopo arriveranno le final four di Eurolega con gli occhi fissi sulla 12 di Marko Milic. Attualmente, dopo la fusione con il Cedevita, l’Olimpja allenata, toh.. da Simone Pianigiani, sta riprovando a fare la voce grossa in ABA Liga ma la strada appare ancora lunga per provare a scalzare la coppia di Belgrado.

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