Visto da fuori sembra uno di quei tipici supermercati in
stile discount dove fanno il 3x1 e domani a soli 9,99 euro puoi comprarti un
trapano buono appena per il cartongesso. In realtà l'Hala Tivoli di Lubiana è
ancora struttura capace di ammaliare perché non importa dove tu sia adesso ma
se stai guardando una partita di basket stai guardando qualcosa che qui dentro,
almeno in Europa, ha germogliato prestissimo. Si trova nella zona nord della
città all'interno del più grande parco cittadino. L'Hala è un complesso di due
arene sportive progettate dall'architetto Marjan Božič, dall'ingegnere Stanko
Bloudek, ed stato aperto nel 1965. Attualmente lo stadio del ghiaccio è stato
portato a una capienza di 7.000 mentre per ospitare partite di pallacanestro la
capacità viene ridotta a 6.000, ma quando qui nel 1970 la nazionale di
pallacanestro jugoslava allenata da Ranko Žeravica e trascinata da Krešimir
Ćosić ha vinto il titolo di campione del mondo si è stimato un pubblico vicino
alle 15000 unità. L’Olimpija Lubiana oggi allocata nella nuova, un pò freddina,
Arena Stožice resta squadra nazione. Sei titoli della vecchia Yuba Liga e 17
sloveni dal 1992. Dire che è una vera e propria istituzione è un eufemismo.
l’Olimpija è divenuta un punto di riferimento culturale della città e nel
paese, scandendo la vita di Lubiana e della stessa Slovenia. Fondata nel 1947
come sezione cestistica di un polisportiva legata a un’organizzazione
studentesca chiamata Svoboda (“Libertà”), il 27 gennaio del 1955 il gruppo di
studenti e professori si unì sotto il nome di Academic Sports Club Olimpija.
Negli anni successivi oltre a passare per diversi cambi di nome, iniziò a
prendere parte ai campionati jugoslavi stupendo tutti vincendo a ripetizione
nel periodo che va dal 1957 al 1970 concludendo il ciclo con lo sbocciò del suo
più forte pivot di sempre ovvero Vinko Jelovac. Ed è anche grazie all’Olimpija
che la Slovenia diventa terra dove si mangia frika e pallacanestro, nonostante
un iniziale predilezione al calcio da parte delle “masse operaie”. Quei
successi e quella fama di squadra spettacolare non sarebbero stati possibili
grazie all'apporto della suddetta Dvroma Tivoli, sedili di legno e ante da
teatro, e sul parquet un paio fra i più grandi giocatori europei di tutti i
tempi, Boris Kristančič (una carriera spesa per i draghi) e Ivo Daneu, un
playmaker di 184 cm, tiratore straordinario e leader totale in campo. Dopo il
ritiro di Daneu la maglia di Lubiana è stata indossata dal già citato Krešimir
Ćosić, uno che spiegarlo ai giovani di oggi forse è quasi impossibile, diciamo
che c’è stato un tempo in cui l’America non era il paradiso del pianeta
cestistico, ma solo una parte. Se era vero che loro il gioco lo avevano
inventato, dall’altra parte della pozzanghera gli si era dato un senso compiuto
ugualmente alto. E se è altrettanto vero che per primi gli Stati Uniti
guardavano con sospetto a chi dall’Europa voleva venire a palleggiare oltre
Oceano, poteva capitare che qualcuno fossero proprio loro a cercarlo. Ma poteva
pure succedere che quel qualcuno rispondesse con un “no, grazie” come il
personaggio dello scrivano di Melville. Krešimir Ćosić, magari oggi lo
racconterebbe sorridendo, se solo il destino non lo avesse richiamato in
panchina per l’eternità il 25 maggio del 1995, a 47 anni. Lui, Ćosić, 210
centimetri di rara bellezza cestistica voleva tornare a casa sua, a Zara, da
cui era partito per l’avventura al College. Lubiana quindi, e poi in Italia
vestito dalla canotta della Virtus Bologna. Altro da menzione il lituano
Šarūnas Jasikevičius, protagonista del basket europeo dei primi anni 2000,
talento precoce, intelligenza tattica argentea, cresciuto ovviamente col sogno
dello Žalgiris Kaunas e col mito di Sabonis. Tra i giocatori usciti dal vivaio
vanno citati invece Goran Dragić, Rašo Nesterović e Beno Udrih (tre dei
quattordici ad aver fatto il salto in NBA). Quindici i campionati sloveni vinti
tra il 1992 e il 2009 (da allora nessun’altra vittoria ma solo cinque secondi
posti). La ribalta europea arriverà con la vittoria della Coppa Saporta nel
1994 quando l’Olimpija, targata Smelt, batterà il Taugres 91- 81 con un
quintetto guidato dall’ala piccola Romon Horvat (ne metterà 36 nella finale di
Losanna) assoluto leader di un gruppo che comprendeva un'altra leggenda, Dušan
Hauptman (16 anni in verde) e il giovane duo formato da Marko Tušek e Boris
Gorenc (lui quella stessa coppa la rivincerà otto anni dopo a Siena con Ergin
Ataman) visti un po’ dovunque in Italia con alterni risultati. Tre anni dopo
arriveranno le final four di Eurolega con gli occhi fissi sulla 12 di Marko
Milic. Attualmente, dopo la fusione con il Cedevita, l’Olimpja allenata, toh..
da Simone Pianigiani, sta riprovando a fare la voce grossa in ABA Liga ma la
strada appare ancora lunga per provare a scalzare la coppia di Belgrado.
sabato 10 ottobre 2020
I DRAGHI DI LUBIANA
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