lunedì 19 ottobre 2020

IL COMPAGNO ANDREAS THOM



"Eri mai stato a ovest in veste di civile e non di calciatore? No, per niente." Il confine taglia la Friedrichstrasse all’altezza della Zimmerstrasse, tra il quartiere di Mitte a Est e quello di Kreuzberg a Ovest. Era così da quando nel 1961 i sovietici divisero in due la città. Un ombra cammina nel buio del tardo pomeriggio berlinese rischiarato dai lampioni di Alexanderplatz fino alla Porta di Brandeburgo, pochi passanti, assenza apparente di calore umano. E’ il dicembre del 1989, cade qualche fiocco di neve sulle Trabant parcheggiate lungo il viale, le facciate dei palazzi sono annerite e scrostate dai fori delle pallottole impazzite durante gli ultimi scontri della seconda guerra mondiale che anacronisticamente sono ancora lì, monito e memoria  della storia drammatica di questa città. Erich Mielke, ex presidente della Dynamo Berlino e da qualche settimana nemmeno più capo del Ministero per la Sicurezza dello Stato, ha saputo la notizia del primo trasferimento legale di un giocatore da una squadra della DDR, la sua amata Dynamo Berlino, a una della Bundesliga, il Bayer Leverkusen. Mielke sapeva bene che cose ben più rilevanti e supreme stavano per accadere e sconvolgere la sua vita ormai in bilico, tuttavia non si trattava di un atleta qualsiasi: Andreas Thom era una delle promesse più cristalline del club e della Nazionale con cui aveva rincorso il sogno di giocare quello che sarebbe stato (il condizionale è banale) il secondo Mondiale per gli Ossis, dopo quello leggendario del 1974. Thom, è il giocatore preferito da Mielke, uno dei “protetti” dell'uomo che controllava le “Vite degli altri” citando il film di Florian von Donnersmarck. Beh, certo, dipendeva anche da dove risiedevi, diciamo vicino al confine oppure no. Chi abitava nei pressi degli sbarramenti sottostava ad una particolare giurisdizione: ad esempio, se si ricevevano visite l'ospite al campanello doveva munirsi di un permesso speciale. Ma accostare sempre la DDR alla Stasi, al regime poliziesco, insomma ai soliti delatori, è da un lato riduttivo, dall'altro antistorico, e si cade rintontiti in quella sorta di preghiera laica hegeliana dove la lettura quotidiana del giornale assomiglia alla scoperta del nuovo mondo, in una catena di concetti o pensieri precotti che diventano merci culturali da vendere a chi immagina il suo virtuale interlocutore un idiota che invece di prenderlo a calci nel culo lo asseconda. La Repubblica Democratica Tedesca mostrava lati positivi, inutile negarlo, impossibile deviarne il corretto esame, e allora senza scomodare laboratori espressivi di avanguardie, potremmo partire dal sociale: tutti potevano andare a scuola, tutti avevano un appartamento, i libri erano economici perché lo Stato li sovvenzionava, non come adesso dove se hai figli e prendi Hartz IV (il sussidio), per comprare la didattica cartacea necessaria alle prole devi andare al primo ufficio del lavoro ad elemosinare o venderti la cassapanca della nonna. Insomma, al di là di libertà oggettivamente negate, per lo meno nessuno moriva sotto un ponte come nelle nostre patinate realtà capitalistiche. In ogni caso Tohm, il “compagno calciatore”, ai Weinroten della Dynamo ci era nato e cresciuto pur essendo originario di un piccolo paese del riottoso e disconesso Brandeburgo, Herzfelde, in cui cominciò a tirare calci a un barattolo di cetrioli di marca Spreewald, finché qualcuno lo nota, nel suo caso, fatalità del destino, il papà di Frank Rohde, suo futuro compagno di squadra. Prima un periodo da pendolare tra Herzfelde e il campo di allenamento a Berlino, poi l'entrata nella Kinder- und Jugendsportschule, la scuola dello sport. Studio e allenamento, per qualcuno i primi trattamenti medici, e soprattutto controllo continuo. Se miglioravi e ti comportavi bene andavi avanti, altrimenti tornavi alla tua squadra di appartenenza. Andreas ha piedi discreti, è un ottimo prospetto, magari non possiede un piede di porco che lo aiuti nell'effrazione al negozio del talento, ciò nonostante un mese dopo aver compiuto 18 anni, il 22 ottobre 1983, esordisce con la Dynamo Berlino nella massima serie della DDR nel 5-0 casalingo contro il Carl Zeiss Jena. Passa appena una settimana e Thom giocherà la sua prima partita europea. E' il 2 novembre e i campioni della Germania Orientale sono in trasferta per il ritorno dei sedicesimi di Coppa dei Campioni a Belgrado contro il Partizan, Il ragazzo inizialmente doveva andare in panchina, almeno fino a quando nel ritiro dei berlinesi arriva una notizia clamorosa. L'attaccante Falko Goetz e il difensore Dirk Schlegel sono scappati con un taxi e si sono rifugiati nell'ambasciata della Repubblica Federale della capitale jugoslava. A pochi minuti dalla partita nello spogliatoio il tecnico della Dynamo, Jürgen Bongs, sentenzia: “Thom, giochi tu”. Andreas va in campo, i suoi perdono 1-0 ma si qualificano grazie al 2-0 conquistato all’andata nel vecchio terreno dello Sportpark locato nel quartiere di Prenzlauer Berg dove il secolo precedente faceva esercitazione l'esercito prussiano. Thom a parte qualche match di Coppa (contro la Roma agli ottavi di quell'edizione segnerà la sua prima rete in assoluto) diventerà nella stagione seguente un titolare fisso, capitano, e in crescita costante, tanto che inizieranno a conoscerlo pure dall'altra parte del Muro, soprattutto quando nel 1988 diventerà capocannoniere dell'Oberliga. Nella sua vetrina sistema cinque campionati con la Dynamo e due Coppe della DDR, una delle quali decisa proprio da una sua rete al Karl Marx Stadt. Un autentica stellina della squadra più titolata della Germania Orientale e della Nazionale della Repubblica Democratica, con la quale esordirà nel 1984, contro l'Algeria. Thom ci giocherà quasi 50 partite, la più “ostalgica” di tutte quella disputata l'8 ottobre 1989 di fronte all'Unione Sovietica e Andreas realizzerà all'80' il pareggio in un match che la DDR vincerà 2-1 grazie a una splendida invenzione di Matthias Sammer. La marcatura di Thom e del “rosso” della Dynamo Dresda saranno le ultime della compagine DDR in casa in una partita ufficiale. Una vittoria che in teoria consentirebbe alla squadra allenata da Eduard Geyer di essere in corsa per la qualificazione ai Mondiali di Italia 90. I tedeschi orientali, capitanati proprio da Thom, si presentarono il 15 novembre a Vienna da secondi del gruppo B a cercare il biglietto per la rassegna iridata lontano appena un punto in classifica. C'è un problema: la testa è altrove, le gambe non vanno, la squadra si mostra visibilmente contratta, quel 9 di novembre la Nottola di Minerva aveva promulgato la sintesi dell’ evento che cambierà il mondo. Dopo l'annuncio delle nuove norme di transito tra Berlino Est e Ovest migliaia di persone si erano riversate per le strade di Ostberlin e avevano abbattuto con quello che avevano tra le mani il Muro. Un ludo scenico, a cui partecipò un omone di 41 anni dal baffo ramato e la pancia prominente: Reiner Calmund, direttore sportivo del Bayer Leverkusen. L'uomo sa che adesso, dopo Austria- Germania Est, si scatenerà una furibonda ressa per parlare, discutere e trattare i migliori fra i cugini. Ma Calli, come lo chiamano tutti, vuole evitare la confusione e chiama Wolfgang Karnath, dipendente del laboratorio chimico della Bayer e allenatore dell'Under-19 del club. Karnath è un tipo sveglio, soprattutto sconosciuto. Calmund vuole che sia quest'ultimo a prendere contatti con i giocatori della DDR, mentre lui sarà a Colonia a vedere la Germania Occidentale affrontare il Galles. Per anticipare tutti decide che Wolfgang non andrà in tribuna ma direttamente in campo attraverso un accredito da fotografo procurato dal dirigente del Bayer. Un colpo di genio decisivo. Al ritorno Karnath gli allunga un foglietto dove sono appuntati i nomi, gli indirizzi e i numeri di telefono dei giocatori con cui ha parlato. Tra di loro c’è anche Andreas Thom. Il calciatore della Dynamo Berlino vive con la famiglia a Plattenbauwohnung, un casermone socialista dove gli scarponi affondano nella neve fresca e il cielo assomiglia a una stele di piombo. Nonostante le proposte non gli fossero mancate per andare a Ovest quando non si poteva, Andreas aveva sempre rifiutato, declinato, ogni tentazione. L'incontro confidenziale nel ventre del palazzo sarà un passo importante di una trattativa che proseguirà fino al 25 novembre, quando Thom ricevette un invito dall'emittente privata RTL per partecipare al talk show “Anpfiff” (Calcio d'inizio) a Colonia. Calmund, a conoscenza della presenza di Thom negli studi, prenotò un posto accanto a lui sull'aereo che riportava Tohm a Berlino. I due hanno modo di  discutere, le due Germanie non esistono più, ogni cosa sarà unificata nel bene e nel male, e per il fuoriclasse in cremisi l'unica via accettabile per il proseguo della carriera è quella del trasferimento. Andreas si convince. Sistemato il profilo economico a Calmund restava da convincere solo la Federazione calcistica della DDR. Per farlo più che la parole serviva una pioggia di soldi, natürlich: denaro occidentale. L'accordo arriverà a dicembre per 2,5 milioni di marchi, versati non alla Dynamo Berlino ma al vacillante organo che ancora per poco avrebbe continuato a governare il calcio in quella parte di Germania. Il 16 dicembre 1989 Andreas Thom lascerà Berlino con la faccia stordita dagli eventi, non prima, raccontano le cronache, di aver salutato un ultima volta Erich Mielke, che otto giorni addietro era stato contestato e ridicolizzato dai deputati della Camera del Popolo in quella che resta la testimonianza televisiva più consultata della storia tedesca. Buona fortuna Andreas, e Good Bye, Lenin! Già, chissà come sarebbe stata la faccia di Thom al posto di quella di Sigmund Jähn (ex cosmonauta ed eroe nazionale della DDR) nell'ucronia cinematografica di Wolfgang Becker, quando Alex Kerner e Denis Domaschke, lo idealizzano facendolo succedere a Erich Honecker a Segretario Generale del SED, aprendo le frontiere della Germania Est per accogliere stavolta i profughi provenienti da Ovest..


 

 

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