Io a Poggibonsi ci andavo spesso
perché c’era il miglior negozio di fumetti della provincia, ubicato nel
perimetro della piazzetta della stazione ferroviaria, che ad arrivarci in auto
sembrava semplice ma poi quando dovevi uscire dal centro per riprendere la
superstrada ti accorgevi che la cittadina della Valdelsa era un caotico
groviglio di sensi unici e semafori da fare invidia a qualche metropoli. Nessuno aveva tutte le serie dei supereroi della
Marvel come in quel negozio, oltre naturalmente alla DC Comics, alla Bonelli,
l’Eura, la Cosmo oppure la Panini, la Mondadori con i suoi Topolini, e infine i
curiosi manga giapponesi per i quali tuttavia non ci sono mai andato matto. Ogni
sabato il negozio, lungo e stretto con una sorta di abside laica sul fondo, raccoglieva
un numero inusitato di collezionisti e appassionati, fra scambi, battute ed
elaborate discussioni su chi disegnasse meglio fra
Jack Kirby, i fratelli Buscema o Gene Colane. Nel 1988 uscì Nick Raider ideato
dallo sceneggiatore Claudio Nizzi (scriveva pure per Tex) che si ispirava al
genere police procedural, ossia un eroe coraggioso, abilissimo e fortunato quanto basta
per riuscire sempre a risolvere i casi polizieschi che gli venivano affidati.
Graficamente il personaggio aveva il volto di un giovane Robert Mitchum vestito con un impermeabile sulle spalle e la pistola infilata nel cinturone.
Ma cosa vuoi, in quel 1988 uscivano anche dicrete canzoni, e là dentro fra sigarette
smozzicate e contenziosi sul prezzo di qualche usato di pregio, in sottofondo
giravano "Correndo- Correndo" di Antonello Venditti, "Hey Bionda" della Nannini e
"Inevitabile Follia" di Raf, mica pizza e fichi. Ora, in quei ragguardevoli sabato
pomeriggio del primo autunno capitava sempre più spesso di notare un sacco di sciarpe
giallorosse perché il Poggibonsi del tecnico Uliano Vettori, dopo lo sfortunato ma straordinario campionato
di Interregionale senza sconfitte culminato nello spareggio disputato allo stadio Curi di Perugia davanti a 12000 persone, (da
Poggibonsi si mossero 25 pullman e centinaia di auto private) e perso al minuto 113 dei supplementari contro il Gubbio, la serie C/2
se l’era guadagnata direttamente l’anno seguente, accompagnata dall'unico maledetto neo rappresentato
dalla gara interna con la Tiberis (vinta al “Tondo” per 3-0), quando il
centrocampista Stefano Lotti si accasciò al suolo, senza nessun contatto di
gioco con gli avversari, e morì durante il trasporto in ospedale. In quella stagione a Poggibonsi l’attesa più frenetica, più febbrile, era rappresentata dal ritrovato derby con il
Siena che mancava dal 1976 quando la Robur passò 2-0 ma all’altezza dell’uscita
della Siena- Firenze i tifosi di casa issarono comunque un lungo striscione con
la scritta genuina e casareccia “Benvenuti in Brasile”. Oh, va detto che a
Siena la partita con il Poggibonsi veniva presa come una sorta di declassamento
e quindi il Poggibonsi era visto alla stregua degli sprovveduti cugini di campagna. In realtà, il vecchio castello di “poggiobonizio” era zeppo di
fabbriche e l’economia girava bene. Se volevi mangiare il pesce "bono" andavi
da "Alcide" a Poggibonsi, se volevi una macchina andavi in una concessionaria di Poggibonsi, se
volevi rifare il tinello andavi a Poggibonsi, se cercavi un "Ipercoop" c’era solo
a Poggibonsi e poi a Poggibonsi in quegli anni impazzava il "Bowling",
un localone all’americana che faceva concorrenza alle
discoteche più “in” tipo il "Tendenza" delle Fornacelle, o il "Papillon" di
Monteroni d’Arbia, dove l’aspettativa per una limonata con la ragazzina di turno
partiva alta ma in genere finiva smorzata da una vodka alla pesca mentre lentamente spiaggiavi su una
poltroncina in attesa di ritornare a casa nel pieno della notte. Marco
Ciappi era un "leone". Lo avevo in classe e ricordo che teneva un fantastico album pieno di foto del gruppo Ultras “Old Lions” fondati al Bar Perù nel 1978, il ritrovo
storico dei sostenitori giallorossi, la cui frangia più
calda prendeva posto nella gradinata sul lato opposto alla
tribuna principale del "Tondo".
Il Tondo era un impianto modesto, costruito
accanto agli argini stanchi dell’Elsa, senza curve, ma il pubblico sui quei sei o sette
gradoni si faceva sentire eccome. Oh, c’erano anche il Bar Rossano e
il Bar Mario, ciò detto, a ogni modo, lì il biliardo restava al vertice dei pensieri perché sotto i neon intasati dal fumo, i giorni scorrevano sul panno verde attraverso estenuanti partite a
"boccette", che in quel periodo si palesava gioco e materia di culto al pari degli scacchi in Russia. Insomma,
torniamo a Marco Ciappi, tipo esuberante, capello indiavolato, occhio apparentemente
mogio, spolverina verde militare, naso adunco, una certa propensione per le lettere e sciarpa in lana al collo con il leone rampante (l’imperatore
Arrigo VII elargì questo simbolo al fortilizio intorno al 1300..). Ci univa la passione dei fumetti e al di là dei
classici compagni di scuola diventammo buoni amici, poi onestamente a me quel
Poggibonsi del calcio mi intrigava parecchio. D’altra parte mi sono sempre
piaciute le piccole realtà e tutto sommato Poggibonsi lo era. Una cittadina di
20000 persone adagiata a metà strada fra Siena e Firenze che parlava un
dialetto ibrido spinto sensibilmente più verso l’accento del capoluogo di regione per una questione di rivalsa, antichi confini e altre faccende di scomodo vicinato. Lui, il Ciappi,
impazziva per Andrea Pistella, del quale mostrava orgoglioso l’autografo
scarabocchiato su una fotografia, anzi su un ritaglio di giornale, attaccata
con il magico "Vinavil" su una pagina del suo diario. In effetti Pistella era un valido attaccante dalla fluente chioma nera e dallo scatto perentorio, nato a Rapolano Terme e
che giocherà perfino una stagione nel Cagliari in serie A. Con Marco, in maggio, avevo visto l'amichevole fra il Poggibonsi e l'Unione Sovietica che si stava preparando agli europei in Germania, finita 4-1 per lo squadrone del Colonello Lobanovsky. Mi avrebbe
trovato persino un biglietto per il derby del 6 novembre a ma ebbi
un imprevisto e la partita la vidi alla sera in replica su Canale 3 Toscana
con il commento del molto sudamericano Gigi Rossetti che ad ogni rete della
Robur allungava all’infinto l'urlo goal, mentre lo speaker dei leoni era Cesare Ghiribelli (foto sotto) fondatore della rivista "I' Tondo", super appassionato e frequentatore dello Sporting Club di via Trento.
In quel derby il Poggibonsi
comminò al Siena una severa lezione dal fischio d'avvio al novantesimo. L’immagine dell’incontro
si legherà subito ad un episodio saporito, occorso nei primi minuti, quando
l’arbitro fu costretto a sospendere la partita perché dalla gradinata cadde
in campo un coniglio con la coccarda dei colori senesi. Di Prete, capitano del
Poggibonsi, l’afferrò delicatamente per le orecchie facendolo uscire fra l’ilarità
del pubblico. Mi disse Marco al lunedì mattina, ebbro di gioia, che ci furono contatti
non proprio amichevoli fra le due tifoserie ma per i tempi si trattava di normale amministrazione come fare
colazione. Il Siena di Mister Ferruccio Mazzola venne preso a pallonate da un
Poggibonsi che giocò veramente una grande partita, non solo dal lato
agonistico, ma anche da quello tecnico e che con quella vittoria salì al
secondo posto in classifica ad un solo punto dalla coppia di testa formata da
Alessandria e Oltrepò. Cocciari e Di Prete misero a
soqquadro i bianconeri. Massimo Cocciari faceva dei lanci incredibili di trenta
o quaranta metri, un regista finissimo e colto, mentre Di Prete, scuola
Fiorentina, si impose con la sua enorme esperienza della categoria. Pistella,
pur non andando a segno, mise lo zampino in tutte le reti. Il primo arrivò con
un azione capolavoro: il terzino Frescucci (oggi indaffarato fra colori e
vernici) servì Pistella che di tacco gli rimandò il pallone; gran galoppata, ingresso
in area e tiro di piatto a trafiggere il portiere Tanagli.
Il Tondo esplose. Pistella
imperversò, e dopo cinque minuti su lancio di Riccardo Giangio, venne fermato soltanto dall’arbitro
per un fuorigioco apparso inesistente. Nella ripresa ci si attendeva la reazione del Siena, ma furono ancora i giallorossi a dominare: al 56′ il raddoppio,
Pistella allungò la sfera per Giangio sulla sinistra, progressione micidiale di
quest’ultimo e pennellata al centro per lo spezzino Luca Biagiotti, frangiflutti
del centrocampo di Vettori, che con uno scatto si liberò di Carsetti depositando
in rete un violento diagonale. Il Poggibonsi dilagò su un Siena impotente,
annichilito dal gioco spumeggiante degli uomini del corrusco Uliano Vettori, tarchiato, nativo di San Gimignano, voce roca e calvizie inclemente. A venti
dalla fine il sigillo: Pistella deruberà del pallone Rastelli, lanciandosi in
avanti e mettendo in azione quel filibustiere di mille arrembaggi, Salvatore Fusci,
abile a penetrare in area come una lama nel burro e a sparare la botta
rasoterra del definitivo 3-0. Per la cronaca il Siena si rifarà il campionato successivo con gli interessi. Lo sappiamo, lo rammenta Nick Hornby, e noi a lui dobbiamo credere fideisticamente: il calcio è come la vita, c'è sempre un' altra stagione.
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