Il fatto che una ventina di
persone si fosse messa a rincorrere un pallone nei prati verdissimi di
Schemeler Exerziefeld, nei pressi della caserma intitolata al maresciallo
“Josef Radetzky”, aveva incuriosito non soltanto i passanti, ma anche gli
stessi militari, rischiando di distrarli un po’ troppo dai preparativi per
l’imminente e solenne giubileo in onore dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Il
calcio a Vienna non era una novità assoluta, tuttavia questa volta si trattava
di un capriccio esclusivamente locale, e di netta estrazione popolare, senza
l’ausilio di pignolissimi professori britannici. E allora sulle pagine del “Neues
Wiener Abendblatt” del 5 maggio 1898 si poté leggere la lieta notizia: “La
classe operaia viennese ha fondato la sua squadra di calcio, con il nome di “Arbeiter”,
cogliamo l’occasione per incoraggiare i suoi esponenti, e augurare loro un brillante
proseguo dell’attività.” In realtà le cose non andranno benissimo, anzi
andranno decisamente male. L’Arbeiter risultò formazione molto acerba ed
inesperta che andò incontro nelle prime uscite a tracolli clamorosi, al punto
che l’anno successivo, dopo numerose e vibranti discussioni, venne indetta una
riunione dove lo SportKlub Rapid, sostituì la precedente associazione, nel
tentativo di migliorarne le prestazioni. Il calendario riportava la data 8
gennaio 1899 e la Sacher Torte fu decisamente più
gustosa del solito nei pomeriggi trascorsi sulle tribune del Pfarrwiese, l’impianto
incassato nel distretto cittadino di Penzing, quartiere Hutteldorf, dove si respira forte l’orgoglio dei “Grün-Weiße”.
Dodici titoli di campione d’Austria e una Mitropa Cup fino al 1938, poi alle 15.30
dell’11 marzo 1938 il cancelliere Kurt Schuschnigg si dimise di fronte alle
pressioni che giungevano da Berlino e a cui non era più in grado di resistere. Alla
sera dello stesso giorno Schuschnigg prese congedo dalla nazione con un
improvvisato discorso alla radio, pronunciato dagli uffici della Cancelleria.
Le
truppe tedesche stavano attraversando la frontiera, puntando dritte su Vienna.
Una marcia incontrastata, non solo perché così aveva consentito il cancelliere
dimissionario, affinché non fosse versato “sangue tedesco”, ma anche perché
lungo tutte le strade da Innsbruck, a Salisburgo, da Linz fino alla capitale la
Wermacht incontrò soltanto folle in giubilo, che lanciavano fiori e
sventolavano bandiere: "Anschluss". Sigmund Freud, padre della psicanalisi, dovette lasciare vuoto il suo divano in Berggasse, civico 3, portando con sé a Londra tutti i suoi averi.
Un privilegio che altri ebrei come lui non ebbero e di cui lui solo poté
godere per le pressioni esercitate sul Führer dalla casa reale
inglese. A quel tempo la federazione calcistica tedesca era organizzata sulla base di
campionati regionali denominati Gauliga, le squadre prime classificate di questa
prima fase prendevano parte al torneo finale per decidere il campione di
Germania. Dal 1938 anche l’Austria (sotto il nome di Ostmark) fu inclusa nel
campionato tedesco con una pertinente liga regionale. Già alla prima
partecipazione nel 1938, il Rapid Wien riuscì ad arrivare alla finale della
Coppa di Germania che si giocò l’8 Gennaio 1939 a Berlino. Il suo avversario
era il FSV Frankfurt che fino all’80' minuto si tenne in vantaggio per 1 a 0.
Durante il famoso “Rapidviertelstunde”
(tradotto in soldoni sta a significare il cosiddetto quarto d'ora di stupore prodotto da questa
squadra abituata a improvvise reazioni nei convulsi finali di gara) il Rapid riuscirà a ribaltare il risultato e ad aggiudicarsi la coppa per 3 a 1. Tuttavia
la stagione da annotare sui libri di storia resterà quella del campionato
1940-41. In quell’occasione il Rapid Wien raggiunse l’atto conclusivo del
campionato che si disputò il 22 Giugno 1941 nello stadio Olimpico di Berlino
davanti a 100.000 spettatori mentre intanto (come se niente fosse) sulla
scacchiera di una guerra sempre più cruenta Adolf Hitler lanciava 140 divisioni
contro l’Unione Sovietica dando il via all’Operazione Barbarossa. Inizialmente
la partita fu messa in discussione dal precipitare degli eventi bellici ma
verso mezzogiorno il Ministero della Propaganda del Reich darà la sua approvazione
alla Federcalcio. La palla poteva rotolare. L’avversario del Rapid era lo Schalke 04 dei
cognati Ernst Kuzorra e Fritz Szepan, onestamente i grandi favoriti. Al minuto 60, nel caldo afoso del pomeriggio berlinese, il risultato dettato dal tabellone sembrò ormai
ineluttabile: Schalke 3 -Rapid Wien 0. La celebre “trottola”
dei Die Knappen (i Minatori) stava
funzionando alla perfezione. Fu a quel punto che il capitano dei biancoverdi Franz
“bimbo” Binder urlò ai suoi compagni: "Die
Ehre von Wien wiederherstellen!": Per l’onore di Vienna! Due parole su
Binder vanno spese. Franz nacque a St. Polten, sulle rive meravigliose della zona dei laghi
Viehofner, complice del soprannome saranno i tratti aggraziati del volto, dei lineamenti
gentili inseriti su un carrarmato di 190cm specializzato sui calci piazzati.
Un uomo dotato di una preziosa calma interiore e di un disprezzo del pericolo
ai limiti del protagonismo come quando durante una tournée in Colombia con Il
Rapid una scossa di terremoto farà evacuare tutta la comitiva fuori dall’albergo
mentre Franz verrà ritrovato tranquillamente sdraiato sul letto a leggere un
giornale. L’ “Hütteldorfer” sarà assoluto protagonista nel clamoroso ribaltamento
concesso dalla rabbia agonistica legata all’ennesimo quarto d’ora di pura foga da
appuntare ancora alle cronache del Rapid, poiché dopo la rete di Georg Schors,
arriverà la tripletta proprio di Franz Binder e la squadra austriaca, allenata
da Leopold Nitsch, vincerà incredibilmente la partita per 4 a 3 rendendo il
Rapid Wien l’unica squadra non tedesca ad aver vinto il campionato tedesco.
Passarono gli anni, passò pure la guerra, arrivò un nuovo stadio nel quartiere chiamato Hanappi (oppure Sankt Hanappi, ispirato dal motto Rapid ist uns're Religion) in onore del suo progettista nonchè ex calciatore del Rapid, Gerhard Hanappi. Un enfasi
forse eccessiva e fuori luogo per quanto concerne gli avvenimenti
sportivi, fermo restando che Hanappi legò ogni passo della sua fulgida carrira di centrocampista alla squadra del nord ovest viennese inannellando una serie importante di trofei a cavallo fra gli anni cinquanta e sessanta. Ad ogni modo la sera del 20 maggio 1985, la rimonta del Rapid Wien ai danni della Dynamo Dresda nella partita di ritorno valida per i
quarti di finale della Coppa delle Coppe 1985, lasciò tutti senza
parole e per un attimo sembrò che il calcio austriaco potesse rinverdire
i fasti del celebre Wunderteam nazionale. Non a caso l'evento fu issato sugli altarini del prodigio come "il miracolo di Hutteldorf". Le cose erano andate così. Quindici giorni prima il Rapid tornò dalla
trasferta in Germania Est con nel fardello tre pesanti goal subiti senza
colpo ferire. L’allenatore iugoslavo Otto Baric, riconobbe nella circostanza la
superiorità degli avversari, constatando amaramente l’inefficacia delle
proprie mosse tattiche. Insomma si assunse personalmente la
responsabilità della disfatta, senza però evitare di covare, da buon
slavo scaltro e disimpegnato fino all’estremo, la possibilità di un
ribaltone fra le mura amiche. Invitò pertanto il pubblico a rinunciare a
un anonimo mercoledì fra i caffè dell’anello di Ringstrasse,
per riempire lo stadio e al tempo stesso cercò di instillare la
necessaria fiducia nei suoi giocatori più demoralizzati.
Chiaramente sarebbe occorso anzitutto affidarsi all’uomo del destino di quella
squadra, il miglior centravanti che l’Austria calcistica ricordi, ossia
Hans Krankl. Fra il 1972 e il 1978, realizzò 160 segnature in circa 200
gare, un record. Uomo dai baffetti curati e sottili,
monopolizzatore in quella stagione non soltanto della classifica
cannonieri ma pure di quella delle Hit musicali con la canzone “Lonely Boy” (il ragazzo solitario). La farà in studio di registrazione con lo pseudonimo discografico di Johann K. e il 45 giri diventerà brano estremamente cult. La partita terminò 5-0 e passerà alla storia, il Rapid passerà in semifinale.
Già al quarto minuto Peter Pacult infilò la prima segnatura aprendo il
Danubio in stile biblico per il passaggio dei suoi. Un quarto d’ora dopo (oh, riecco un quarto d'ora..) Antonin Panenka, il cecoslovacco inventore del rigore a cucchiaio,-
che candidamente riguardo a quella finale europea ammise: “Se l’avessi sbagliato, mi avrebbero spedito a lavorare in fabbrica per trent’anni di fila”,- invitò a nozze il perentorio stacco del terzino Leopold Lainer attraverso una magistrale punizione. A questo punto, mancava solo un centro per equalizzare il residuo di
Dresda. Succederà al minuto 37 per merito ancora di Pacult, e spinti
dall’entusiasmo sembrò una mera formalità venire a capo della
qualificazione. Panenka siglerà il 4- 0 a venti dalla fine e arrivò perentorio anche lo zampino di Krankl pronto a intercettare un traversone per il
5-0 conclusivo. “E’ stata una follia, -disse lo stesso Krankl a fine partita, –non riesco ancora a crederci, il miglior Rapid in cui abbia mai giocato.” Un Krankl abile a segnare nella finale di Rotterdam, raggiunta eliminando un’altra Dynamo (quella di
Mosca), ma dove ebbe la sfortuna di beccare l’Everton di Howard
Kendall che spense l'ultima sinfonia del valzer viennese.
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