lunedì 13 dicembre 2021

I RAGAZZI DEL SAAR

 


Questioni di confine, starnuti della storia, curiosi intrecci del destino. Saarbrücken in fondo per la sua posizione incastonata fra protuberanze tedesche e gibbosità francesi avrebbe potuto benissimo essere la capitale del Sacro Romano Impero ma Carlo Magno preferì Aquisgrana, un po’ perché vi aveva trascorso l’infanzia, un po’ perché attorno al presbiterio gotico della Cattedrale gorgogliavano un sacco di pozze termali e non sia mai che un imperatore coniato su moneta e incoronato dal Papa nella notte di Natale non abbia diletto a lisciarsi la barba infilato fra i fumi dell’acqua sulfurea. E allora a Saarbrücken dovettero accontentarsi di respirare stretti nel cuore dell’Europa, finché un giorno qualcuno scoprì un giacimento di carbone, e la regione della Saar fu una di quelle che contribuì maggiormente alla rivoluzione industriale tedesca e all’ascesa pinzuta degli elmi bismarckiani del Secondo Reich. Ma le guerre, che secondo Hegel sono l’ecologia della storia o forse no, si metteranno a scombussolare la regione perché i francesi usciti vincenti dalle trincee vorranno questo pezzetto di terra per farne un dipartimento, per scaldarsi meglio, soprattutto per ripicca, d'altronde avranno pure fatto la Rivoluzione contro i privilegi della nobiltà ma continuano imperterriti a soffrire dei desideri di “grandeur”. Oh, a questo punto, quando le cose incominciano a farsi serie, naturalmente intervengono i nuovi depositari delle mappe del mondo, ossia gli americani, e il presidente Woodrow Wilson, deciderà di mettersi di traverso alla conferenza di pace tenuta a Versailles producendo un compromesso. Le miniere di carbone furono date alla Francia in conto indennizzi e la regione, denominata “Territorio del bacino della Saar”, concessa in amministrazione congiunta per un periodo di quindici anni a Parigi oltre che a quegli impiccioni degli inglesi. Alla fine di questo lasso temporale un referendum avrebbe permesso ai cittadini della Saar di decidere il proprio futuro. E cosa volete, questi si guardano a destra e vedono un imbianchino austriaco risollevare la Germania in un batter d’occhio, e allora, presi da indomita tentazione faustiana, il 13 gennaio 1935, con il 90,8% dei voti, scelsero la Germania al primo atto. Ma siccome le tragedie né prevedono di susseguenti, naturalmente ve ne sarà un'altro, apparentemente simile al primo. Al termine del secondo conflitto la Saar fu occupata con una certa soddisfazione dalle truppe francesi e il governo di quel candelone smilzo di De Gaulle sperò, ancora una volta, di annetterla o farne al limite un protettorato. Nel frattempo si gioca anche a calcio e verrà creato un torneo interno (la Ehrenliga Saarland), ma a differenza delle altre squadre presenti il Saarbrücken non andò a giocare nel campionato "fittizio" e così diventò Sarrebruck finendo a dare calcioni e un pò fastidio nella serie B francese. Toh, campionato vinto, ma al momento di iscriversi nella massima serie i club transalpini, infuriati, faranno muro. Insomma, non è un club francese, non è del tutto tedesco, ma non è nemmeno apolide. A causa di questo fatto, il Saarbrücken si ritirò dal campionato francese, giocando i due anni seguenti solamente delle amichevoli o una coppetta di loro invenzione, la cosiddetta “Internationaler Saarland Pokal” che coinvolgerà un certo numero di squadre europee. A questo punto la federazione internazionale propenderà affinché la regione della Saarland diventi una nazionale a sè stante, e gira che ti rigira questi partecipano con il nome di SAAR alle qualificazioni (come Stato indipendente) sia per le Olimpiadi del 1952, sia per i Mondiali di calcio svizzeri del 1954 dove incontrano per strada guarda caso i fratellastri della Germania Ovest perdendo ad Amburgo 3-1 e pareggiando 0-0 nell'ovale del Kieselhum Stadion. In questo ballo della confusione, il Saarbrücken si iscriverà alla Coppa dei Campioni divenendo il primo avversario di una squadra italiana nelle moderne Coppe europee. Toccò al Milan ospitare il Saarbrücken, e a San Siro i rappresentanti della Saar vinceranno per 4-3. Sotto per 3-1 al 39′ del primo tempo furono in grado di ribaltare il risultato grazie alle reti di Waldemar Philippi, Karl Schirra e Herbert Martin. Poi al ritorno il Milan di Nils Liedholm e Cesare Maldini risistemerà le gerarchie prendendosi i quarti di finale imponendosi nettamente quattro reti a una. Intanto stava arrivando la soluzione politica definitiva, vale a dire un trattato con cui Francia e Germania, Mollet e Adenauer, si accordarono per lasciare alla Saar il diritto di decidere da che parte stare. Lo Statuto, autorizzato dai due parlamenti proclamava “europeo” il carbone della Saar e la regione una sorta di embrione d'unita continentale. Solo che questo passo sarà preventivamente sottoposto a istituto giuridico elettivo che ebbe il risultato di un secco "No grazie". I cittadini di Saarbrücken e dintorni dimostrarono di non aver cambiato affatto idea: il 67% votò per l’annessione alla Germania Federale, e nella Saar avevano ancora il diritto di considerarsi tedeschi a pieno titolo, senza più strane declinazioni d’ambiguità.

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