Quando il 19 settembre del 1995, una mattina di fine
estate, sotto un cielo luminoso, quasi bianco e tremolante,
all’aeroporto Eleftherios Venizelos di Atene, scese il 9 volte All-Star
della NBA Dominique Wilkins c’erano oltre 10000 tifosi in delirio ad
aspettarlo. Il Pananthinaikos dei fratelli Pavlos e Thanasis
Giannakopoulos misero il tassello più importante nel quintetto
dell’insondabile Božidar Maljković. Wilkins corroborava il corredo
scultoreo già formato dai capitelli Giannakis, Vranković, Alvertis e
Patavoukas, tanta esperienza per una squadra già di grande spessore che
non velava affatto la sua ambizione di vincere per la prima volta un
Eurolega. La sezione cestistica del Pana nacque nel 1922 acquisendo il
nome battesimale di Panathīnaïkos Athlītikos Omilos marchiandosi
anch’essa con il trifoglio come simbolo costitutivo, scelto per empatia
con l'atleta Billy Sherring, che aveva incantato i tifosi sportivi
locali vincendo la maratona alle Olimpiadi ateniesi del 1906 con il
fiore di San Patrizio sulla maglietta. L’assioma con il verde diventa
automatico. Il cuore del Pana batte nel nord di Atene ad evidenziare se
mai c'e ne fosse bisogno l'estrema lontananza di stile e di idee nei
confronti dei nemici giurati stanziati giù al Pireo, e mentre si scende,
ci si accorge che questa città, urbanamente disarmonica, cozza con la
sua anima culturale più profonda, mentre quotidianamnete sforna il pane
più buono chiamato Pita, e ai tavolini del centro si mangia Souvlaki e
Moussakà. "Boža" Maljković, serbo del villaggio di Otočac, con un padre
ufficiale dell’esercito popolare jugoslavo, è una sfinge
dall’intelligenza rivoltante, argentea. Una carriera all’insegna delle
tappe bruciate, che non a caso si concretizzerà nella squadra più
sorprendente e precoce della storia: la Jugoplastika di Spalato. Lo
accusavano di eccesivo difensivismo, (tesi discutibile) di un
caratteraccio (vero). Al primo allenamento vide seduto Wilkins con la
pompetta per respirare. “Ma come, becchi tre milioni e mezzo e hai
l’asma? Wilkins voleva tornare a casa per quattro giorni, Boža gliele
diede otto, dicendogli: vediamo se torni in tempo per la prima di
campionato. Dominique rientrò solo poche ore prima e non si cambiò
neppure. Davanti a 20 mila persone si presentò in jeans, ovazione. Ad
ogni modo serviva un cambio di rotta mentale. Il capitano Panagiotis
Giannakis se lo prese da una parte: “Nique, cambia atteggiamento, perché
Maljkovic non lo cambierà mai”. Maljkovic amava gli stakanovisti,
quelli che avevano le chiavi della palestra. La marcia per la conquista
dell'Europa era iniziata da Kaunas, il paese aveva festeggiato da poco
la sua indipendenza. In albergo un solo telefono alla reception. Non
c'era nemmeno il riscaldamento, e il cibo (una zuppa pepata) fu servito
in una sala enorme e vuota. Dominique Wilkins si guardava intorno
frastornato, era precipitato davvero su un altro pianeta. Tuttavia, sul
parquet aveva una missione chiara: vincere per il Panathinaikos. E i
verdi su nel Baltico partirono con il piede giusto vincendo di tre
punti. Il trifoglio arrivò alle Final Four di Parigi, si sbarazzò dei
russi del CSKA e poi nella partita decisiva contro il Barcellona tutto
sembrò mettersi per il verso giusto con Wilkins che a referto scriverà
35. Ciò nonostante, in qualche modo, i catalani rientrarono in partita.
Con il Pana avanti di uno a 5 secondi dalla fine e palla in mano,
Giannakis scivolò a terra a centrocampo. José Antonio Montero,
lestissimo, gli ruberà la palla correndo verso il canestro per il più
semplice dei lay-up, eppure non si sa come, Stojko Vrankovic lo
braccava, gli prese il tempo giusto stoppandolo sul tabellone senza
commettere fallo, sirena. Sarà uno dei momenti più spettacolari di
sempre delle finali di coppa: 67-66. Quelli del “Gate” 13 scesero
finalmente sull’agorà continentale e Dominique Wilkins si rivestì con la
retina appena tagliata, e chissà se avrà pensato che un anello NBA non
valeva quel momento di pura pazzia. Platone nel Fedro scriveva che la
follia è tanto superiore alla sapienza in quanto la prima viene dagli
dei, la seconda dagli uomini.
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