mercoledì 30 settembre 2020

DOMENICO L'AEROPAGITA

             




Quando il 19 settembre del 1995, una mattina di fine estate, sotto un cielo luminoso, quasi bianco e tremolante, all’aeroporto Eleftherios Venizelos di Atene, scese il 9 volte All-Star della NBA Dominique Wilkins c’erano oltre 10000 tifosi in delirio ad aspettarlo. Il Pananthinaikos dei fratelli Pavlos e Thanasis Giannakopoulos misero il tassello più importante nel quintetto dell’insondabile Božidar Maljković. Wilkins corroborava il corredo scultoreo già formato dai capitelli Giannakis, Vranković, Alvertis e Patavoukas, tanta esperienza per una squadra già di grande spessore che non velava affatto la sua ambizione di vincere per la prima volta un Eurolega. La sezione cestistica del Pana nacque nel 1922 acquisendo il nome battesimale di Panathīnaïkos Athlītikos Omilos marchiandosi anch’essa con il trifoglio come simbolo costitutivo, scelto per empatia con l'atleta Billy Sherring, che aveva incantato i tifosi sportivi locali vincendo la maratona alle Olimpiadi ateniesi del 1906 con il fiore di San Patrizio sulla maglietta. L’assioma con il verde diventa automatico. Il cuore del Pana batte nel nord di Atene ad evidenziare se mai c'e ne fosse bisogno l'estrema lontananza di stile e di idee nei confronti dei nemici giurati stanziati giù al Pireo, e mentre si scende, ci si accorge che questa città, urbanamente disarmonica, cozza con la sua anima culturale più profonda, mentre quotidianamnete sforna il pane più buono chiamato Pita, e ai tavolini del centro si mangia Souvlaki e Moussakà. "Boža" Maljković, serbo del villaggio di Otočac, con un padre ufficiale dell’esercito popolare jugoslavo, è una sfinge dall’intelligenza rivoltante, argentea. Una carriera all’insegna delle tappe bruciate, che non a caso si concretizzerà nella squadra più sorprendente e precoce della storia: la Jugoplastika di Spalato. Lo accusavano di eccesivo difensivismo, (tesi discutibile) di un caratteraccio (vero). Al primo allenamento vide seduto Wilkins con la pompetta per respirare. “Ma come, becchi tre milioni e mezzo e hai l’asma? Wilkins voleva tornare a casa per quattro giorni, Boža gliele diede otto, dicendogli: vediamo se torni in tempo per la prima di campionato. Dominique rientrò solo poche ore prima e non si cambiò neppure. Davanti a 20 mila persone si presentò in jeans, ovazione. Ad ogni modo serviva un cambio di rotta mentale. Il capitano Panagiotis Giannakis se lo prese da una parte: “Nique, cambia atteggiamento, perché Maljkovic non lo cambierà mai”. Maljkovic amava gli stakanovisti, quelli che avevano le chiavi della palestra. La marcia per la conquista dell'Europa era iniziata da Kaunas, il paese aveva festeggiato da poco la sua indipendenza. In albergo un solo telefono alla reception. Non c'era nemmeno il riscaldamento, e il cibo (una zuppa pepata) fu servito in una sala enorme e vuota. Dominique Wilkins si guardava intorno frastornato, era precipitato davvero su un altro pianeta. Tuttavia, sul parquet aveva una missione chiara: vincere per il Panathinaikos. E i verdi su nel Baltico partirono con il piede giusto vincendo di tre punti. Il trifoglio arrivò alle Final Four di Parigi, si sbarazzò dei russi del CSKA e poi nella partita decisiva contro il Barcellona tutto sembrò mettersi per il verso giusto con Wilkins che a referto scriverà 35. Ciò nonostante, in qualche modo, i catalani rientrarono in partita. Con il Pana avanti di uno a 5 secondi dalla fine e palla in mano, Giannakis scivolò a terra a centrocampo. José Antonio Montero, lestissimo, gli ruberà la palla correndo verso il canestro per il più semplice dei lay-up, eppure non si sa come, Stojko Vrankovic lo braccava, gli prese il tempo giusto stoppandolo sul tabellone senza commettere fallo, sirena. Sarà uno dei momenti più spettacolari di sempre delle finali di coppa: 67-66. Quelli del “Gate” 13 scesero finalmente sull’agorà continentale e Dominique Wilkins si rivestì con la retina appena tagliata, e chissà se avrà pensato che un anello NBA non valeva quel momento di pura pazzia. Platone nel Fedro scriveva che la follia è tanto superiore alla sapienza in quanto la prima viene dagli dei, la seconda dagli uomini.

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