Mai
piaciuta la Play Station tantomeno il pubblico ammaestrato. Figuriamoci
cosa ne penso dell’NBA che ha distrutto la pallacanestro. Lo so, a voi
magari piacciono le schiacciate, i tiri da metà campo, le passeggiate
impunite, l’assenza quasi totale di un briciolo di difesa. Maledetta sia
la globalizzazione, maledetto questo mondo che ci vuole numeri,
cancellando culture, appartenenze, identità. Maledetto sia il
conformismo; quel modo di pensare e di essere verso il quale vogliono
farci propendere, soprattutto in tempo di crisi, perché possiede un
potere magnetico di falsa rassicurazione, salvo portare tutti nel
burrone. Io credo ancora nel valore delle distinzioni, nelle società
locali, nelle specificità, nei pensieri di coloro che sono capaci di
darsi una voce, anche critica e conflittuale se serve, ma permettono di
tenere alta la vigilanza e di sostenere che non siamo tutti uguali. Non
perché ci siano dei buoni e dei cattivi. Non si tratta di fare moralismo
o di pretendere di affermare modelli di vita o, peggio, imporli. Più
umilmente si tratta di sostenere che non si può. Nei Palasport della
vecchia Jugoslavia nemmeno le retine dei canestri erano simili, c’era
chi le metteva corte perché si potesse ripartire meglio in contropiede,
chi invece le lasciava lunghe per godere un secondo in più del tiro
andato a bersaglio, chi stringeva i ferri per avere rimbalzi tremendi e
chi invece li teneva morbidi per attutire la palla e ingraziarsi la
fortuna in un rilancio da rosso e nero dal sapore tutto balcanico, e chi come Stella
Rossa e Partizan, nel vecchio Pionir, le retine le sostituivano a turno.
La Stella aveva le nappe, il Partizan dei nodini con fregio. Ecco
cos'erano le peculiarità, (oggi rimosse nel nome della sacra equità..)
addensate fin negli orpelli del derby eterno.
domenica 4 ottobre 2020
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