lunedì 26 ottobre 2020

L'ULTIMA ROSA DI LEEDS


 

A Leeds l'inverno è talmente egocentrico che ogni anno pretende di essere il più freddo di sempre. Scatena un vento pungente che ti sferza la faccia, duro, come le vocali strette degli inglesi del nord. Un inverno così lungo che sembra nessuno si ricordi cosa c'era prima a parte quella breve parentesi autunnale che piega gli alberi e riempie le strade di foglie morenti. Il sole? Una band d'apertura che si sgola qualche minuto e poi cede il passo al protagonista. A precipitazioni che si abbattono al suolo tramando contro l'eroismo di piccoli fiori sbocciati nei giardini di Bramley, di Horsforth o di Roundhay e inzuppa l’erba di Elland Road facendo lacrimare gli occhi di bronzo della statua di Billy Bremner.. Suvvia lo scenario non è poi così cupo, in ogni caso benvenuti a Leeds, porta d'ingresso dello Yorkshire, dove le brughiere si alternano ai villaggi, in un coloratissimo patchwork di colture e vegetazioni.

 

Benvenuti nella città del Leeds United AFC. Ma non iniziamo subito ad associare questa squadra con quella che per circa un decennio, a cavallo fra gli anni '60 e '70, visse un autentico periodo da protagonista sia in Inghilterra sia in Europa, raccogliendo trofei importanti insieme a beffarde sconfitte, conosciuta con il celebre soprannome di dirty Leeds, uno spiritato manipolo guidato in panchina dalle occhiatacce e dai basettoni da ispettore di Scotland Yard di Donald "Don" Revie.

 

Jack Charlton, John Giles, Peter Lorimer, Norman Hunter, Allan Clarke, Billy Bremner off course, tanto per fare una mini fabbrichetta da ufficio anagrafe; un undici etichettato come rude, sleale, tanto da essere etichettato dagli avversari con quel nomignolo citato in precedenza, a torto o a ragione. Nel 1974, va detto, raggiungerà in ogni caso la finale di Coppa dei Campioni senza Revie perchè chiamato a guidare la nazionale e il suo nemico giurato Brian Clough sarà inopinatamente chiamato a domare gli afrori di Elland Road solo che, dopo 44 giorni di frustrazioni, litigi e rabbia, lasciò capre e cavoli sotto la panca  di Jimmy Armfield, traghettatore sereno senza troppa scorza, fino a una Parigi sognata dove il Bayern Monaco, non senza oggettive recriminazioni, si imporrà per due reti a zero. Si è vero, non erano una comitiva di santi, ma alla fine, nel calcio l'aggettivo “sporco” o “cattivo” potrebbe fare compagnia a molte altre squadre che si vantano di avere una fedina penale pulita e che invece di misfatti dentro e fuori il rettangolo verde ne hanno combinati diversi.

 

Agli inizi degli anni ‘90, dopo essere tornata nella massima serie arrivò un inaspettato titolo di campione d’Inghilterra grazie soprattutto all’ innesto del talento di Eric Cantona. Oui, Cantona, un marsigliese, istrionico, geniale, ruvido. Nel gennaio 1992 farà un provino con lo Sheffield Wednesday allenato da Trevor Francis. Gli venne offerto un secondo provino ma ciò provocò il risentimento del giocatore che offeso decise di firmare per il Leeds United, diventando una colonna della dei bianchi di Howard Wilkinson. Non solo Cantona, quella era la squadra del portiere John Lukic, del terzino Tony Dorigo e dei suoi ricci sempre perfetti, della grinta dell'irlandese Gary Kelly, delle scorribande del povero Gary Speed, dell'esperienza di Gordon Strachan, della fermezza dello scozzese Mc Allister, del barcollante ma puntualissimo centravanti Lee Champan, e del velocissimo Rod Wallace. Le speranze del Manchester United anch’esso alla ricerca di risalire sul trono nazionale vennero soffocate dalla spuma dello champagne stappato a Elland Road. Fu l’ultimo campionato prima dell’avvento della patinata Premier League, la fine del calcio inglese, amen, con nostalgica ammissione, e l'iniziò di un era diversa, globale, che piaccia o meno. A conti fatti quel gruppo segnerà un epoca e per favore, stavolta però non chiamatelo sporco, non chiamatelo maledetto, chiamatelo solo e più semplicemente Leeds United.

 

Marching on together....

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