mercoledì 10 febbraio 2021

DIE WALTER ELF


Friedrich sobbalzò sul letto per un colpo di tosse. Quella maledetta bronchite, lo stava mettendo troppo spesso in pessime condizioni e anche il cuore ne risentiva. La luce che filtrava attraverso le tende della camera si posava sui cimeli della sua gioventù, ricordi di un'altra epoca e di un'altra epica. Si alzò, e dopo qualche passo strascicato con le pantofole di pelle scura, appoggiò i palmi delle mani sul davanzale e distinse la sua faccia riflessa nel vetro della finestra prima di intravedere in lontananza la cupola d’ardesia della Chiesa di Alsenborn ormai libera dalla neve dell’inverno. Si riconobbe. Non era poco, in fondo. Riconobbe il naso grosso, le sue rughe e la sua malinconia. Avrebbe venduto l’anima al primo diavolo per poter salire quella sera la collina di Betze, scendere nella pancia dello stadio seminascosto dal verde dei boschi, rimettersi la maglia aderente, infilarsi le scarpette tirate a lucido e gettarsi in campo ancora una volta come lo aveva fatto per ventiquattro anni filati con il Kaiserslautern. Ja, Kaisersalutern. Città tipicamente tedesca della Renania. Industrie meccaniche, tessili, legno, odore di buoni sigari e, naturalmente, birra.

“Fritz non scendi a vedere la partita?” 

La voce è quella di sua moglie. Italia. Lei è italiana, e i genitori in uno slancio patriottico pensarono bene di chiamarla come la loro terra: Italia Walter quindi. Perché lui è Friedrich Walter. Anzi, Fritz Walter. Una volta in un tema di classe uno scolaro scrisse che la città di Kaiserslautern, settanta chilometri da Magonza, venne fondata da Fritz Walter. In fondo non aveva tutti i torti. Fritz Walter era una sorta di figura mitica, non solo in termini calcistici, un simbolo di rinascita e di rivendicazione della Germania sconfitta, ferita e umiliata dai bombardamenti. Ambasciatore sportivo, capitano della nazionale tedesca e luogotenente del leggendario allenatore Sepp Herberger, con il quale mise a punto la squadra del "Miracolo di Berna" del 1954, vincitrice della Coppa del Mondo. Nato all'ombra della "Grande Guerra" a Alsenborn, cittadina oggi riunificata con il villaggio di Enkenbach, venne battezzato con il nome di Friedrich Walter, anche se fin da piccolo tutti lo chiamarono naturalmente e semplicemente "Fritz". 

“No, non vengo, non me la sento, dopo mi dirai come è andata.”

336 gol in 321 partite. Nella storia del Kaiserslautern il miglior goleador di tutti i tempi. Eppure insieme a lui c'è un' altro Walter a rimettere sulla mappa geografica la Germania senza più vergogna: suo fratello minore Ottmar. Ottmar Walter nel 1954 la Rimet l’ha vinta, giocando proprio al fianco di Fritz e segnando cinque reti. Classe 1924, da bambino aveva un sogno: quello di diventare pugile. Si innamorò di questo sport dopo aver visto stipato in un cinema, un incontro disputato da Max Schmeling, peso massimo tedesco, che nel 1936 aveva conquistato il titolo mondiale battendo al Madison Square Garden di New York un certo Joe Louis. Saranno solamente sogni di ring e guantoni, a nove anni, il fratello di Fritz Walter, entrò nelle giovanili del Kaiserslautern. Quella sarà la sua unica maglia, insieme a quella della Nationalmannschaft. Esordisce in prima squadra nel 1941 e già è protagonista della cavalcata dei “Diavoli Rossi” in Gauliga Westmark, uno dei gironi su base geografica in cui era articolato il torneo nazionale, che li porterà alla fase finale del campionato. Nel primo turno, nel derby con il Waldhof Mannheim Ottmar metterà a segno due reti, mentre nel 9-3 incassato dallo Schalke, la migliore formazione tedesca di quel periodo, il minore dei fratelli Walter realizza una delle reti di consolazione. Nel 1942 Ottmar si arruolerà volontario nella "Kriegsmarine", la Marina militare del Terzo Reich agli ordini del comandante Karl Dönitz. Ci rimarrà due anni, prima di essere catturato dagli Alleati e mandato in un campo di concentramento, da cui verrà liberato nell’ottobre del 1946. Ciò nonostante, Ottmar non smette di giocare. Essendo "Kriegsgastspieler", vale a dire uno status che permetteva ai calciatori di giocare nei luoghi in cui erano dislocati con i loro reparti, scenderà in campo per l’Holstein Kiel e per il Cuxhavener SV. Con le “Cicogne” addirittura raggiunge il terzo posto nel suono delle lugubre delle sirene del campionato 1943, realizzando sei centri. Un rendimento talmente soddisfacente, che il ct della Nazionale Sepp Herberger, gli promette di chiamarlo per uno “stage” a Breslavia. Una riunione che ovviamente non avrà mai luogo, a causa del precipitare degli eventi e il conseguente blocco delle attività sportiva. La guerra, come per suo fratello Fritz, rischia di incidere profondamente sulla sua carriera. Nell’estate 1944, mentre si trova su un battello di ricerca sulle coste atlantiche della Francia, il suo convoglio viene attaccato dagli inglesi. Dei 135 uomini a bordo, se ne salvano appena undici, tra cui Ottmar, un miracolato. Il calciatore resta comunque ferito a una gamba, tre schegge gli si sono conficcate nel ginocchio. I medici lo ritengono già un invalido. Si sbaglieranno, perché dal 1947, Ottmar fu nuovamente di fianco a suo fratello con la maglia del Kaiserslautern. Una squadra solida con Ernst Liebrich e Werner Kohlmeyer in difesa e dal 1950 Horst Eckel a centrocampo, dove giocava pure Werner Liebrich, il fratello di Ernst. Nel 1948 i "Rote Teufel", al termine di una stagione lunghissima in cui Ottmar Walter dice 51, vengono sconfitti in finale contro il Norimberga.  Sepp Herberger però manterrà la promessa, convocando Ottmar per la prima partita del dopoguerra della nazionale, dopo la riammissione nella FIFA. È il 22 novembre 1950 e i tedeschi vincono a Stoccarda 1-0 contro la Svizzera con Ottmar che entrerà al posto del fratello Fritz infortunato. Di seguito nel 1951 e nel ‘53 il cosiddetto "Walter-Elf", (la squadra dei Walter) si porterà a casa il "Meisterschale", lo scudo dei più forti. Nel 1951 a Berlino contro il Preußen Münster saranno due gol di Ottmar Walter a sancire in rimonta il 2-1 conclusivo. Il club gli regalerà un anello, che porterà fino alla morte. Dopo il successo del 1954 Ottmar giocherà ancora per quattro anni, fino al 1959, ritirandosi dopo una serie di operazioni al ginocchio lo stesso giorno del fratello, il 21 giugno, al termine di un match contro il Racing Club di Parigi. Con 295 reti Ottmar Walter è il miglior goleador di sempre della Oberliga Südwest e di tutti i gironi della Oberliga, quelli in cui era diviso il campionato tedesco prima della nascita della Bundesliga. A differenza di suo fratello, con cui ebbe sempre un rapporto ottimo e mai offuscato dalle gelosia. Dopo il ritiro prese in gestione un distributore di benzinaa ma le cose purtroppo non vanno bene al punto da sprofondare nell’alcol e nella depressione. Nel 1968 tentò, qualche mese dopo la moglie, di togliersi la vita. Lo salveranno in tempo e il comune di Kaiserslautern provvide ad assumerlo nel ruolo di impiegato Tuttavia le problematiche di salute lo tormenteranno ancora e nel 1984 dovrà andare in pensione anticipata. Se la godrà insieme al fratello guardando il “loro” Kaiserslautern, prima che l’Alzheimer lo pieghi senza pietà. Nel 2004 fu decorato con la "Bundesverdienstkreuz", importante onorificenza tedesca e nel 2005 l’entrata nord del Fritz-Walter-Stadion di Kaiserslautern, è stata ribattezzata con il suo nome. Una soddisfazione per un campione offuscato dal ricordo di essere soprattutto noto come il “fratello di..”

 


 

 

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