lunedì 1 marzo 2021

SEULEMENT LE SERVETTE







Laddove una lingua di Svizzera s’infila irriverente e persino maliziosa nel petto ruvido della Francia, il Cantone, pur fermo nella sua dichiarata fedeltà alla Confederazione, acquisisce modulazioni francofone che attraversano Ginevra increspandosi nelle acque del suo lago mosse dal quel vento persistente, chiamato "bise", che soffia dalle montagne fino alle strozzature di fondo valle. E qui che respirava il Servette del calcio nel suo amorevole impianto di Charmilles, autentica gioia per gli occhi desiderosi di angoli retti, tribune prive d’eccessi a ridosso dei palpiti del campo, e coperture adatte a riunioni carbonare nella loro penombra misurata e rassicurante. Poi ci sarebbe quel colore: il granata. Mica un affare da poco se nel ventaglio delle possibilità rientra il fatto che Alfredo Dick primo presidente del Torino, avrebbe scelto questo colore perché grande tifoso del Servette. Il Servette era già nato nel panorama sportivo allorché il 20 marzo del 1890, su iniziativa di un inglese, una costola della squadra di rugby decise di dedicarsi anche al calcio sul verdissimo prato di Pré Wendt. Esiste una foto ritrovata
, al pari dell'amico di Uhlman, e liberata dalle muffe di un vecchio armadio in mogano datata 1892, dove compare la prima immagine della squadra. La divisa fu opera di un grafico, Cédric Gobet, giovanotto smunto dal consueto baffo d’ordinanza, camiciotto e abito di “Tight” lungo dietro, con il taglio per cavalcare, accorciato progressivamente sul davanti e chiuso da un solo bottone. Insomma i primordi del Football Club de la Servette restano incorniciati dentro l'istante catturato dal lampo al magnesio esploso dall'obiettivo della macchinetta issata sul treppiede, mostrante una divisa, pose e sguardi fieri dei giocatori sotto i cappellini d’epoca in stile Peaky Blinders. Oh, il club quando si è trattato di festeggiare il 130esimo anniversario dalla fondazione ha voluto riprodurre quella foto iconica ma, da malcelate ingerenze calviniste, ci tenne subito a precisare che nello scatto i calciatori in piedi alle estremità (Kyei e Severin) non stanno fumando un sigaro (come invece appare nell’originale) bensì si sono messi in bocca un legnetto all’insaputa del fotografo, dando un tocco di originalità in più.. Nomi e opere potrebbero partire da Jacky Fatton, il bomber più prolifico con i suoi 274 goal, conosciuto sugli almanacchi internazionali per aver fermato con una doppietta il Brasile a San Paolo sul 2-2 durante una partita del girone eliminatorio ai mondiali del 1950. Vincerà abbastanza il Servette dentro i confini casalinghi, vincerà tutto nel 1979 quando la squadra, bellissima, vestita con un “Admiral” da leggenda, aveva in panchina il tecnico ungherese Peter Pazmandy, un gruppo capace di far impazzire quella generazione, cresciuta con i pantaloni a zampa d'elefante, t-shirt floreali e fumose erboristerie del corso,  seduta sulle gradinate di Charmilles, più di Gloria Gaynor e della sua I Will Survive”. Peter Paszmandy, da buon magiaro, prese atto del materiale umano a disposizione e plasmò un espressione di gioco confacente alle caratteristiche tecniche dell‘organico ottenendo 4 titoli su 4 e sfiorando le semifinali della Coppa delle Coppe. I Servettiens della mitica cuvée del 1979 (vendemmia da conservare senza dubbio in un eccellente barrique di rovere) avevano perso l’inglese Martin Chivers tornato in Albione ma portò in attacco la moda olandese con Piet Hamberg, unita al frizzante giovane luganese Angelo Elia, mentre sbocciava Franz Peterhans e Hans Joerg Joko Pfister tornò su ottimi livelli dopo un brutto infortunio. La sicurezza del platinato Karl Engel in porta, la certezza di una difesa composta da vecchi masnadieri come il capitano Gilbert Guyot, Serge Trinchero, Lucio Bizzini, Umberto Valentini, insieme al cespuglioso Gerald Coutaz;  lo sfoggio di un centrocampo da opera lirica inciso su libretto firmato dall'imprendibile moretto Bertine Barberis detto Berto, Marc Schnyder, Didi Andrey oltre alla rivelazione Guy Dutoit furono le voci del successo. Hamberg, manco a dirlo, diventerà capocannoniere con 26 centri sulla mela di Gugliemo Tell, e nell’ordine arriveranno in vetrina la coppa delle Alpi (un torneo incastrato in un ferreo triangolo montano) la coppa di Lega, il campionato e la coppa di Svizzera. Cos’altro per le grenats? Ah sì, dicevamo dell’Europa, la squadra non ebbe mai il minimo timore di osare quando occorreva farlo, sintomatico di una maturità raggiunta dal collettivo. Tuttavia in marzo, nei quarti di finale, il Fortuna Düsseldorf dei fratelli Allofs, grazie all’ 1-1 conquistato a Ginevra, dopo lo 0-0 in Germania, infranse i sogni del popolo di Charmilles pronto a festeggiare un clamoroso en plein. Resterà ad ogni modo quella la stagione della felicità: "Longue vie Servette FC".
 

 
 
 

 

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