Vi ricordate il libro di Rodge
Glass, quello che voleva la “testa” di Ryan Giggs? C’era una frase topica,
diceva che nel calcio finisce male per tutti, con l’unica differenza di quanto
tempo impiega ciascuno di noi ad arrivare a una sorta di giudizio, e, in quel
caso, decidere se si vuole aspettare la cassazione o trasformarlo in un nuovo
inizio. “Our kid” dicono a Manchester, fratello, qui piove sempre, allora
possiamo fare due cose: giocare a calcio nel fango o metterci a suonare e in entrambi i
casi ci si sporca perché pure le note imbrattano i muri rossicci e riempiono le
fabbriche che incominciano a svuotarsi e quegli enormi spazi dalle grandi finestre,
un tempo pullulanti di lavoratori, ora deserti, tristi, accolgono MadChester, una sorta di grande madre esoterica, perché
è vero sono un po’ svitati i mancunians, si calano qualche ecstasy di troppo, ma cazzo, questa era una delle poche maniere per estrarre ancora linfa da una foglia morta. E’ un nugolo di delinquenti titolano i giornali conservatori (avremo libertà di stampa solo quando ci libereremo dalla stampa..), ma per la miseria sono giovani, i capelli lunghi, una merda di sussidio, e se non sputi un pochino sulle buone maniere non hai vent'anni neanche se te lo dice il sudaticcio impiegato dell'ufficio anagrafe. Si prenderanno la scena, i palchi, bei pacchi di sterline da spendere in statue bizantine e narghilè, ed è affare complicato metterli in
una fila ordinata, non ci stanno, allora abbozziamo, anche perché non gradirebbero una cronologia da pentateuco: New Order,
Joy Divison, Stone Roses, Inspiral Carpets. Tutta roba scartabellata da anni di
"working class heroes", autentico spirito guida di questa città così fortemente votata a una delle squadre di calcio più
titolate al mondo che ha partorito i Busby Babes, passando attraverso Bobby
Charlton e George Best sino ad arrivare ad Alex Ferguson ed alla sua nidiata che insegue il peschereccio di Cantona. La squadra della "Lancashire and Yorkshire
Railway" diventata in seguito Manchester United (l'ex gialloverde Newton Heath) che giocava le sue partite
contro gli altri dipartimenti delle compagnie ferroviarie. Oh, poi nel 2005
si rompe qualcosa, la linea guida, il filo conduttore, l'elastico delle mutandine. L'acquisizione del club
da parte dell'americano Malcom Glazer sarà la cuspide su cui non sedersi più, eppure quanto
è bello l’Old Trafford con quei sessantamila seggiolini rossi, in quei pomeriggi umidi d’autunno quando i cori si
mischiano con i vapori e il cielo staglia un arcobaleno sopra le incipienti brughiere.
Già, la Premier aveva sniffato fin troppo denaro, le partite spostate con breve
preavviso per la TV con nessuna considerazione per quei tifosi che avevano organizzato,
che so, una trasferta a Southampton o un fine settimana a Brighton. Molte persone sono state costrette ad allontanarsi a causa dei
costi crescenti, altre hanno scoperto sgomente che lo stadio era divenuto un
contenitore senz'anima totalmente privo di atmosfera. Un sacco di ragioni per cui il football non si palesava più seducente, costringendoli alla solitudine, incappucciati
come tanti monaci nell’ora solenne della Compieta. Un malcontento totalmente
ignorato dalla proprietà. Qualcuno disse che poteva bastare, era abbastanza,
addio vecchio caro Man Utd, non ti scorderemo ma vogliamo fondare un club diverso, nel registro e nell'etimo,
un club nostro, un club con uno statuto spalmato su setti punti, antitesi dei peccati
capitali del calcio moderno: 1. Il Consiglio sarà eletto democraticamente dai suoi membri. 2. Le
decisioni sono decise sulla base di un membro uguale un voto. 3. Il club deve sviluppare
forti legami con la comunità locale sforzandosi di essere accessibile a tutti,
senza discriminare nessuno. 4. Il club si adopera per rendere i prezzi di
ammissione il più convenienti possibile, per un collegio elettorale più ampio
possibile. 5. Il club incoraggia la partecipazione giovanile e locale
sostenendola quando possibile. 6. Il Consiglio si adopera, ove possibile, per
evitare una "commercializzazione" della squadra. 7. Il club rimarrà
un'organizzazione senza scopo di lucro. Eccola la squadra dei ribelli, eccolo
il FC United of Manchester, data di nascita 12 maggio 2005, un giovedì. Finalmente
si sarebbe potuto tornare a dire “abbiamo vinto” oppure “abbiamo perso” poiché è in
quel pronome personale che si nasconde il nuovo diavolo rosso, senza più le
corna e il forcone ma con solamente il veliero che taglia le acque limacciose dello
Ship Canal. Perché i tifosi dell'FC United possono dire davvero “noi” dal
momento che possiedono interamente il club. E attenzione, anche gli stessi giocatori
sono soci e naturalmente possono, anzi devono, sentirsi parte integrante della
squadra, della comunità. “A Right Bunch of Dicks”, gli sbeffeggiarono coloro che non avevano
accolto con favore la diaspora. Ma cosa volete, imperturbabili, su questa offesa ci hanno giocato, di più l'hanno fatta diventare un motto, un battuta per identificarsi e identificare in tono goliardico, alla stregua di quando cantavano “He sells asparagus” celebrando il passato del manager
Karl Marginson, garzone in un negozio di frutta e verdura. L’abbonamento è una
figata: “Paga quanto puoi permetterti con il tuo portafoglio”, vediamo dove sistemarti. Tradotto in
soldoni al massimo si arriva al prezzo artificioso di 150 sterline per 21 partite
casalinghe. Reazione donchisciottesca, guevariana, al potere della Premier League che si è
dimenticata in fretta di quando il pallone era lo sport del popolo, quando gruppi
di amici di qualunque classe sociale potevano farsi una pinta il sabato della
partita e stare insieme, quando, soprattutto, una famiglia intera poteva permettersi
di andare allo stadio. Broadhurst Park è stato il paradigma di 10 anni
di raccolta fondi, un sogno, archetipo rettangolare, una scatolina calorosa
dai tettucci bassi incastonata a “prossima fermata Moston”, Lightbowne Road,
ultimo anello della Greater Manchester, dove nessuno dimentica il passato, ma grazie
al cielo, da sedici anni esiste un club da amare se ti senti
tradito. "I'm on the top of the world”, "Sono in cima al mondo",
cantavano, mutuando i Carpenters, guardando dall'alto in basso la loro creazione
durante una partita a Rochdale, e l'unica spiegazione che possiamo trovare è
l'amore che li accompagna perché vincere con il Rochdale è molto meglio che battere
il Real Madrid. Bolle, isteria, delirio, anarchia.
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