martedì 4 maggio 2021

A RIGHT BUNCH OF DICKS


Vi ricordate il libro di Rodge Glass, quello che voleva la “testa” di Ryan Giggs? C’era una frase topica, diceva che nel calcio finisce male per tutti, con l’unica differenza di quanto tempo impiega ciascuno di noi ad arrivare a una sorta di giudizio, e, in quel caso, decidere se si vuole aspettare la cassazione o trasformarlo in un nuovo inizio. “Our kid” dicono a Manchester, fratello, qui piove sempre, allora possiamo fare due cose: giocare a calcio nel fango o metterci a suonare e in entrambi i casi ci si sporca perché pure le note imbrattano i muri rossicci e riempiono le fabbriche che incominciano a svuotarsi e quegli enormi spazi dalle grandi finestre, un tempo pullulanti di lavoratori, ora deserti, tristi, accolgono MadChester, una sorta di grande madre esoterica, perché è vero sono un po’ svitati i mancunians, si calano qualche ecstasy di troppo, ma cazzo, questa era una delle poche maniere per estrarre ancora linfa da una foglia morta. E’ un nugolo di delinquenti titolano i giornali conservatori (avremo libertà di stampa solo quando ci libereremo dalla stampa..), ma per la miseria sono giovani, i capelli lunghi, una merda di sussidio, e se non sputi un pochino sulle buone maniere non hai vent'anni neanche se te lo dice il sudaticcio impiegato dell'ufficio anagrafe. Si prenderanno la scena, i palchi, bei pacchi di sterline da spendere in statue bizantine e narghilè, ed è affare complicato metterli in una fila ordinata, non ci stanno, allora abbozziamo, anche perché non gradirebbero una cronologia da pentateuco: New Order, Joy Divison, Stone Roses, Inspiral Carpets. Tutta roba scartabellata da anni di "working class heroes", autentico spirito guida di questa città così fortemente votata a una delle squadre di calcio più titolate al mondo che ha partorito i Busby Babes, passando attraverso Bobby Charlton e George Best sino ad arrivare ad Alex Ferguson ed alla sua nidiata che insegue il peschereccio di Cantona. La squadra della "Lancashire and Yorkshire Railway" diventata in seguito Manchester United (l'ex gialloverde Newton Heath) che giocava le sue partite contro gli altri dipartimenti delle compagnie ferroviarie. Oh, poi nel 2005 si rompe qualcosa, la linea guida, il filo conduttore, l'elastico delle mutandine. L'acquisizione del club da parte dell'americano Malcom Glazer sarà la cuspide su cui non sedersi più, eppure quanto è bello l’Old Trafford con quei sessantamila seggiolini rossi, in quei pomeriggi umidi d’autunno quando i cori si mischiano con i vapori e il cielo staglia un arcobaleno sopra le incipienti brughiere. Già, la Premier aveva sniffato fin troppo denaro, le partite spostate con breve preavviso per la TV con nessuna considerazione per quei tifosi che avevano organizzato, che so, una trasferta a Southampton o un fine settimana a Brighton. Molte persone sono state costrette ad allontanarsi a causa dei costi crescenti, altre hanno scoperto sgomente che lo stadio era divenuto un contenitore senz'anima totalmente privo di atmosfera. Un sacco di ragioni per cui il football non si palesava più seducente, costringendoli alla solitudine, incappucciati come tanti monaci nell’ora solenne della Compieta. Un malcontento totalmente ignorato dalla proprietà. Qualcuno disse che poteva bastare, era abbastanza, addio vecchio caro Man Utd, non ti scorderemo ma vogliamo fondare un club diverso, nel registro e nell'etimo, un club nostro, un club con uno statuto spalmato su setti punti, antitesi dei peccati capitali del calcio moderno: 1. Il Consiglio sarà eletto democraticamente dai suoi membri. 2. Le decisioni sono decise sulla base di un membro uguale un voto. 3. Il club deve sviluppare forti legami con la comunità locale sforzandosi di essere accessibile a tutti, senza discriminare nessuno. 4. Il club si adopera per rendere i prezzi di ammissione il più convenienti possibile, per un collegio elettorale più ampio possibile. 5. Il club incoraggia la partecipazione giovanile e locale sostenendola quando possibile. 6. Il Consiglio si adopera, ove possibile, per evitare una "commercializzazione" della squadra. 7. Il club rimarrà un'organizzazione senza scopo di lucro. Eccola la squadra dei ribelli, eccolo il FC United of Manchester, data di nascita 12 maggio 2005, un giovedì. Finalmente si sarebbe potuto tornare a dire “abbiamo vinto” oppure “abbiamo perso” poiché è in quel pronome personale che si nasconde il nuovo diavolo rosso, senza più le corna e il forcone ma con solamente il veliero che taglia le acque limacciose dello Ship Canal. Perché i tifosi dell'FC United possono dire davvero “noi” dal momento che possiedono interamente il club. E attenzione, anche gli stessi giocatori sono soci e naturalmente possono, anzi devono, sentirsi parte integrante della squadra, della comunità. “A Right Bunch of Dicks”, gli sbeffeggiarono coloro che non avevano accolto con favore la diaspora. Ma cosa volete, imperturbabili, su questa offesa ci hanno giocato, di più l'hanno fatta diventare un motto, un battuta per identificarsi e identificare in tono goliardico, alla stregua di quando cantavano “He sells asparagus” celebrando il passato del manager Karl Marginson, garzone in un negozio di frutta e verdura. L’abbonamento è una figata: “Paga quanto puoi permetterti con il tuo portafoglio”, vediamo dove sistemarti. Tradotto in soldoni al massimo si arriva al prezzo artificioso di 150 sterline per 21 partite casalinghe. Reazione donchisciottesca, guevariana, al potere della Premier League che si è dimenticata in fretta di quando il pallone era lo sport del popolo, quando gruppi di amici di qualunque classe sociale potevano farsi una pinta il sabato della partita e stare insieme, quando, soprattutto, una famiglia intera poteva permettersi di andare allo stadio. Broadhurst Park è stato il paradigma di 10 anni di raccolta fondi, un sogno, archetipo rettangolare, una scatolina calorosa dai tettucci bassi incastonata a “prossima fermata Moston”, Lightbowne Road, ultimo anello della Greater Manchester, dove nessuno dimentica il passato, ma grazie al cielo, da sedici anni esiste un club da amare se ti senti tradito. "I'm on the top of the world”, "Sono in cima al mondo", cantavano, mutuando i Carpenters, guardando dall'alto in basso la loro creazione durante una partita a Rochdale, e l'unica spiegazione che possiamo trovare è l'amore che li accompagna perché vincere con il Rochdale è molto meglio che battere il Real Madrid. Bolle, isteria, delirio, anarchia.

 

Nessun commento:

Posta un commento

LA VIOLA D'INVERNO

  I ricordi non fanno rumore. Dipende. Lo stadio con il suo brillare di viola pareva rassicurarci dal timore nascosto dietro alle spalle, l’...