martedì 31 agosto 2021

THE EDIMBRA' DERBY


Frank Boyle è stato il fumettista dell'Edinburgh Evening News dal 1999 al 2015, nonostante vivesse a Glasgow. È stato premiato due volte come vignettista dell'anno agli Scottish Press Awards e nel 2013 una delle sue caricature ha avuto circa 100.000 visualizzazioni su Twitter. Il disegno registrava il primo Derby di Edimburgo disputato tra Hibernian e Heart of Midlothian, che si svolse il giorno di Natale del 1875 sui terreni di East Meadows ancora scevri di tribune e spogliatoi. Boyle decise di creare quest' immagine perché rovistando negli archivi cittadini non riuscì a trovare nemmeno una fotografia, o un semplice bozzetto, che ritraesse quel match, nonostante sia stato tramandato come uno dei momenti più importanti nella storia della capitale in quanto, a tutti gli effetti, sarà il primo derby giocato fra i due club. Passiamo alle curiosità. Se gli Hearts sono stati fondati nel 1874 da un gruppo di amici innamorati del pallone, gli Hibs in quel declinare di 1875 avevano da poche settimane fatto domanda per unirsi alla Scottish Football Association, ma la loro richiesta venne respinta poiché la SFA dell’epoca si rivolgeva solamente a compagini di marcata anagrafe scozzese non considerando gli enti sportivi gestiti da emigrati irlandesi. Tuttavia i dirigenti degli Hearts, evidentemente ben più lungimiranti e accoglienti dei parrucconi della federazione, ruppero di fatto il divieto acconsentendo di giocare la partita, e questa apertura indurrà in breve tempo a integrare nel football sopra il vallo anche questo tipo di radice identitaria. E così, con sullo sfondo la guglia grigia e appuntita verso il cielo, della Barclay Viewforth Church di Bruntsfield, si dette inizio all'incontro dove gli Hearts per circa 20 minuti giocarono con soli otto uomini perché tre dei loro arrivarono in ritardo causa un giro di pinte piuttosto impegnativo. Dalle misere cronache si apprende che nonostante l’inferiorità numerica i “maroons” si imposero 1-0 fermo restando il mistero del marcatore. Si conosce invece il nome del portiere degli Hearts, Jake Reid, che aveva solo tre dita nella mano sinistra e indossava la stessa maglia dei giocatori di movimento. Non c'era la rete della porta e la traversa era un nastro teso tra i due pali. Gli spettatori se ne stavano incuriositi ai lati del campo e spesso interferivano con il gioco. Nella vignetta di Boyle il giocatore degli Hearts con i baffoni a manubrio è Tom Purdie, il capitano, mentre il suo corrispettivo dell’Hibernian con il baffo più misurato e i basettoni alla scopettone è Michael Whelahan. La divisa degli Hibs era fatta a cerchi concentrici bianchi e verdi con le lettere HFC ben impresse sul davanti. I "Jambos" invece scescero in campo con un completo bianco recante un cuore rosso cucito sul petto. Fra l’eterogeneo pubblico c’erano diversi manovali irlandesi che si presentarono alla partita ancora incalcinati dalla giornata di lavoro portandosi dietro gli arnesi e anche una bandiera con l'arpa d'oro, stemma dell’Hibernian, avente stampigliato su un lato il motto originale “Erin Go Bragh” (Irlanda per sempre). Insieme a loro un sacerdote, Padre Edward Hannan, della chiesa di San Patrizio a Cowgate, co-fondatore della squadra. Appare anche un uomo con la scala e il berretto, un lampionaio, o “leerie”, vale a dire coloro che uscivano di casa sul far della sera con passo stentoreo sull’acciottolato umido della città avvinghiati dalle feroci nebbie di Edimburgo di fine ottocento. Il loro compito era accendere i lampioni a gas, e accanto a questo personaggio, non a caso, Boyle ha volutamente ritratto Robert Louis Stevenson, che scrisse una poesia su un lampionaio, e che inoltre amava fare lunghe passeggiate nei parchi. Chi può dire se magari quel pomeriggio di Natale fosse per caso passato di là fermandosi a dare un’occhiata. Un episodio curioso legato a un derby di Edimburgo, un po’ inflazionato a dire la verità, accadde il 1 gennaio del 1940 a guerra in corso d’opera. Vinsero gli Hearts e furono segnati 11 goal. Ma il fatto eclatante, o se vogliamo sorprendente, fu che quasi nessuno riuscì a cogliere le azioni di gioco più importanti, nemmeno Bob Kingsley, il radiocronista della BBC, appollaiato su una stanzina della Main Stand, ebbe certezze su quello che stava raccontando. La partita programmata giù a Leith, a Easter Road, il governo decise di trasmetterla via radio affinché anche le truppe impegnate al fronte avrebbero potuto seguirla e passare un oretta e mezzo di svago. Il problema sorse quando su Edimburgo calò una nebbia fittissima. Come raccontano Scott Murray e Rowan Walker nel loro libro “Day of the match”, il povero Kingsley non solo non riusciva a distinguere le sagome dei giocatori ma nemmeno a vedere il perimetro completo del rettangolo di gioco. Tuttavia l’incontro non venne rimandato per un motivo preciso: annunciare il rinvio avrebbe significato fornire informazioni al nemico ed esporre alle incursioni della Luftwaffe, bersagli sensibili come ad esempio il Forth Railway Bridge. La partita quindi dovette essere disputata a prescindere dalle condizioni avverse del meteo. Il direttore della BBC, tale Leo Hunter, impose a Kingsley di gestire la radiocronaca senza minimamente menzionare il fatidico nebbione. L’alone di leggenda che posteriormente ha avvolto l’evento ci informa che il povero Kingsley, abbastanza perplesso al microfono, riusciva a intravedere soltanto Gilmartin, esterno destro degli Hibs, e John Donaldson, ala sinistra degli Hearts. Ad ogni modo con estrema bravura Kingsley riuscì a portare a termine la radiocronaca descrivendo sia azioni dettate dalla sua fantasia, sia altre maggiormente veriterie. Infatti, con una mossa a dir poco ingegnosa, riuscì a mettere in piedi un empirico sistema di informazioni facendo distribuire fogliettini agli spettatori più a ridosso del terreno e attraverso un frugale passamano veniva a sapere, sia pure in leggera differita, l’evolversi del match. Verso la fine della prima frazione, Bobby Nutley segnò la rete del 3–2 per l’Hibernian, e uno spettatore invase il campo, forse per accertarsi di quello che era successo, o forse per festeggiare. Nella palese confusione che ne seguì, l’arbitrò Peter Craigmyle mandò tutti a prendere un tè caldo con un paio di minuti di anticipo ma non appena si accorse dell’errore fece tornare indietro tutti i giocatori e incredibilmente, in quel maldestro storno, gli Hearts ringalluzziti, rimontarono al punto che al nuovo e stavolta confermato intervallo, il referto diceva 4-3 per gli ospiti. Nella ripresa arrivarono altre quattro marcature a chiudere la partita con l’insolito punteggio di 6-5 a favore degli Hearts. La rete decisiva venne realizzata da Tommy Walker, attaccante dei "cuori" mentre a Edimburgo era praticamente buio e diversi spettatori avevano lasciato in fretta lo stadio. Il buon Kingsley, che evidentemnte ci aveva preso gusto, continuò a raccontare azioni inventate di sana pianta persino dopo la fine accertata della partita: si fermò solamente quando si vide arrivare in tribuna alcuni giocatori degli Hearts sconcertati nel dover cercare un loro compagno di squadra. Il giornale “Scotsman”, tramite il suo editoralista principe Bob Crampsey, racconta che "lo scomparso" John Donaldson non rientrato negli spogliatoi insieme ai compagni, pare fosse ancora in campo disorientato a chiedere a gran voce il pallone. Oh, personalmente mi pare un esagerazione tesa a ingigantire l’aura di mito di questo anomalo derby. Vero invece il fatto che nel 2002 il regista Andrew Dallmeyer decise di far diventare Hibernian- Hearts del 1940 uno spettacolo teatrale. Altro derby da menzionare è sicuramente quello menzionato da Ted Brack in uno dei suoi ultimi libri, ossia "La partita di Capodanno: Hearts 0 Hibs 7" per commemorare il derby del 1973. Lui era uno dei 35.989 spettatori contati dai tornelli e ricorda i giocatori e l'allenatore che per l’Hibernian hanno guadagnato lo status di eroi quel pomeriggio a casa dei rivali cittadini degli Hearts. A Tynecastle, poco prima della partita c’era stato un amichevole scambio di vedute fra le opposte tifoserie con lancio di bottiglie, lattine, e diverse zuffe fra le vie adiacenti Gorgie Road. Sul campo gli Hearts crearono inizialmente buone occasioni ma gli Hibs improvvisamente tracimarono sul letto dei rivali: Jimmy O'Rourke, Alex Edwards, Alan Gordon, Arthur Duncan, Alex Cropley, Pat Stanton e poi ancora O’Rourke, e ancora Gordon a far scivolare la palla oltre il malcapitato Kenny Garland. In quella squadra giocava Jim Herriot, amatissimo dal tecnico Eddie Turnbull. Aveva giocato in Inghilterra per il Birmingham City e lo aveva fatto talmente bene che lo scittore James Alfred Wight rubò l'identità di Jim come pseudonimo per il suo libro "All Creatures Great and Small". C’erano John Brownlie ed Erich Schaedler. John era un talento incredibile scoperto mentre era ancora un adolescente, il che a quei tempi appariva un risultato notevole. “Shades” fu adocchiato e preso dallo Stirling Albion allenato da Willie Macfarlane, e si rivelò un difensore duro che smentiva le sue dimensioni non esattamente da placcatore. Schaedler invece era figlio di un prigioniero di guerra tedesco, che ebbe diversi riconoscimenti internazionali e l'anno successivo fece parte della nazionale ai mondiali guarda caso disputati in Germania. A centrocampo l'incomparabile Pat Stanton, descritto da Tommy Docherty addirittura più forte di Bobby Moore. Stanton era la personificazione della classe e il fatto che gli Hibs, mai stati timidi nel vendere i loro migliori giocatori, lo abbiano trattenuto per così tanto tempo rimane un simpatico mistero. Tutti coloro che hanno visto Pat sarebbero d'accordo sul fatto che avrebbe potuto onorare qualsiasi squadra nel Regno Unito, e il suo totale di soli sedici presenze  con la maglia della Scozia è a dir poco una vergogna nazionale. Accanto a lui Alex "Micky" Edwards, carattere irascibile ma ben pochi sapevano passare la palla come faceva lui. Ebbe la sfortuna di essere in competizione con Jimmy Johnstone del Celtic e Willie Henderson dei Rangers e all'epoca i selezionatori preferivano gente dell’Old Firm. Inoltre ecco sbucare Alex “Sodjer” Cropley uno che ha onorato Highbury e il Villa Park nella massima serie inglese. Nato ad Aldershot da genitori scozzesi, Cropley ha due piccoli record: è stato il secondo giocatore nato fuori dal paese a essere espulso, e la sua abilità fu tale da tenere Kenny Dalglish fuori squadra. Sulla fascia sinistra imperversava Arthur “Nijinsky” Duncan, il cui soprannome derivava dal cavallo del secolo, piuttosto che dal ballerino, un tipo rapidissimo con i piedi che creava problemi ogni sabato al suo diretto avversario. Davanti stazionava l'ex attaccante degli Hearts, Alan Gordon, la cui abilità in aria non era seconda a nessuno, affiancato da Jimmy O'Rourke che aveva fatto il suo debutto a Easter Road a soli 16 anni. Ma se quell’Hibernian è passato alla storia cosa dire degli Hearts del 2012 che in finale di Coppa di Scozia umiliarono i concittadini con un clamoroso 5-1? A Hampden per certi aspetti si consumò a freddo la vendetta di quel pesantissimo 0-7 del 1973 e ogni rete significava un boato da un lato dello stadio e dall’altra la puntura di uno spillo caduto nel silenzio. Rudolf Skácel sarà grande protagonista e autore di una doppietta. Il manager dell’Hibernian, Pat Fenlon, fu mandato in tribuna dall'arbitro Craig Thomson nel secondo tempo, nonostante (e gli crediamo) avesse protestato contro la mollezza dei suoi e non per le decisioni arbitrali. In rete andranno oltre a Skácel, Ryan McGowan, il difensore Darren Barr, e Danny Grainger. A quel punto, gli Hearts decisamente sazi, alzarono il trofeo in quello che passerà ai posteri come il “Demolition derby.” Alla prossima..

 

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