venerdì 16 febbraio 2024

LA QUERCIA DI SAINT ALBANS


Fu un estate strana, d'attesa, quella del 1993 a St. Albans, ridente villaggio della contea dell'Hertfordshire, morbido di colline incise dal passaggio del fiume Lea, uno dei tanti affluenti del Tamigi. Londra da qui si avverte ma ancora non si vede. Ai tavoli del legnoso Southern Cross Pub, era seduta un sacco di gente. Tutti (più o meno) stavano aspettando la stessa persona mentre intanto fuori incominciò a piovere ma sai che novità. Poi, all’improvviso, ecco Bernard Tominey, il presidente del club di calcio, e tutto si fermò, quasi cristallizato. Tominey non disse una parola, scosse la testa, movimento sufficiente per capire. Il gestore del locale gli si avvicinò offrendoli uno sgabello simile a quelli a cui nel medioevo si dava un calcetto per far penzolare dalla corda il condannato e la posizione in cui si trovava Bernard Tominey in fondo non era molto diversa: doveva cercare di spiegare perché il St. Albans non avrebbe potuto disputare il prossimo campionato di Conference. Oh, va detto per correttezza che il Saint Albans era arrivato secondo nell’ultima stagione della Isthmian League, due punti dietro il Chesham United che quindi sarebbe salito a scapito dei Saints. Ma c’èra un particolare che a Saint Albans sapevano a prescindere dall'esito del torneo: Se il Chesham non avesse sistemato il proprio campo la federazione avrebbe bloccato la promozione favorendo il secondo classificato, e secondi, per la barba del santo, erano loro. Il Chesham nonostante alcune vendite di giocatori importanti non riuscì a trovare la somma necessaria per ristrutturare l’impianto. E allora perché quelle facce tristi, quelle teste basse? Il motivo era una quercia, si una quercia secolare. Gli ispettori della Football League dopo la rinuncia del Chesham vennero a controllare se Clarence Park poteva essere idoneo al salto di categoria. Si facero accompagnare alla struttura, sbirciarono il terreno, le stand, le recinzioni, controllarono gli spogliatoi e la casetta in mattonicini gialloblù dove era stato ricavato un modesto ufficio. Alla fine, i due arrivati da Londra, converranno su un punto: “Signor Tominey, il St. Albans potrà giocare in Conference solo se tagliate quell’albero che spunta in mezzo alla tribuna dietro la porta.” La risposta di Tominey non si farà attendere troppo. “Vedete, il fatto è che quell’albero, anzi quella quercia, ha 140 anni ed è un simbolo di St. Albans, ha visto giocare tutte le partite di questa squadra dal 1894 a oggi e se per partecipare alla vostra Conference, la mia città e il mio club devono svendere la propria storia, signori arrivederci e grazie lo stesso, buona giornata.” Nonostante il rammarico, a tutti parve la decisione più giusta. Le carte dicono che probabilmente quella pianta non si poteva tagliare perché vincolata a un vecchio parco pubblico, ma fatalità del destino qualche anno dopo la quercia si ammalò finendo per essere abbattuta il 25 agosto 1998, chissà, forse sentendosi in colpa di aver limitato la gioia della sua gente decise di sacrificarsi affinché in futuro qui potessero esprimersi in palcoscenici un pò più importanti.

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