venerdì 5 settembre 2025

AL DI QUA DEL PONTE






Al di qua del Ponte. Terraferma, bivacco di strade, indigestione di piani urbanistici, i rumori di Porto Marghera, muri di caserma, una porta da garage a fare da ingresso al campo sotto una posticcia torretta decadente quasi a richiamare cautamente lo stile liberty. Non ce ne voglia l’asso dei cieli ma lo stadio “Francesco Baracca” di Mestre si incastra proprio lì in mezzo ai caseggiati dalle mille viste, alloggio o ostello da mezza stella puntato da binocoli di marina, tubi innocenti a gridar curva e un paio di tribunette a perimetrare il nobile cuore di un club che pare sia stato uno dei primi, se non addirittura il primo a far germinare l’idea di calcio in Italia dedicandogli spazi e attenzione, attraverso una storia rocambolesca, fatta di mutazioni, di strambe virate e di  ambizioni acerbe, maturate per lo più, in meno di un decennio quando qui nel 1979 bussò, s’affacciò, con sentimenti virtuosi, l’industriale Guido Robazza, a ribattezzare gli arancioneri in Associazione Calcio Mestre e dopo tanta clausura dal sapore di sarde marinate arriverà la promozione in serie C1. Il calcio a Mestre, similmente a quasi tutte le piazze incrostate di salsedine, lo partoriranno ufficiali britannici dal 1889 ma il talamo di nozze coinvolse subito anche i mestrini con la Società Marziale che nel 1893 acquisterà per una manciata di “schei” l’attuale terreno del “Baracca” all’epoca conosciuto come Ippodromo. Domicilio occupato dal rifondato giostando sull'ufficialità anagrafica della fondazione datata 1929 unendo più società: "Mestre FC 1909, Mestre FBC, Libertas e Spus" in "Unione Sportiva Mestrina". Debutto pregevole in Terza divisione dominando il campionato e ottenendo in tal modo una promozione in Serie B per la stagione 1946-1947 dove la squadra arancione partì alla grande, cosicché dopo tredici giornate si troverà addirittura solitaria in vetta alla classifica e qualcuno, suppongo, per il suo gioco veemente la soprannominerà il piccolo Torino. Tuttavia, i sorrisi si arricciarono in fretta fino alla malinconia perché nel seguito del torneo la squadra collezionò diverse sconfitte e retrocesse balzando fuori a precipizio da una cadetteria mai più sfiorata. Fu, come detto, nel 1979 che la "Mestrina", anzi il Mestre rilevato da Guido Robazza, reduce dalla ultradecennale esperienza alla guida della Pro Mogliano, durata dal campionato 1979-1980 al 1986-1987) attraversò annate di buoni risultati, con la squadra militante in pianta stabile nei campionati professionistici. Per la gioia dei locali, di quelli a cui ancor’oggi la fusione con il Venezia per salvare capra e cavoli è sembrata una “porcata” bella e buona, al termine della stagione 1979/80 l'A.C. Mestre si classificò al sesto posto nel girone di Serie C2, precedendo i veneziani. E nella programmazione a venire studiata fra Via Guglielmo Oberdan e Via Francesco Baracca, i vari Guido Robazza, il segretario Iginio Rossi e il Direttore sportivo Edj Sartori, puntarono apertamente alla promozione in Serie C1, arrivata nel giro di due anni, nel 1982, quando il Mestre, giunto secondo nel proprio girone a pari merito con la Vigor Senigallia (alle spalle della capolista Ancona), vincerà lo spareggio contro i marchigiani, garantendosi l'accesso alla agognata categoria. Era il Mestre di Giorgio Rumignani un uomo dai sentimenti in punta di piedi, tiepido e cauto, eppure quel Mestre giocava senza troppi preamboli tattici, da Romero Rombolotto, a Luciano Speggiorin al capitano baffuto Giuliano Groppi. il “Baracca” con la base dei pali delle porte dipinte in nero come usava molto in quel periodo era sempre fin troppo pieno (e anche gli "abusivi" dei palazzi erano in tanti a godersi la partita su logge e terrazze). E poi quel coro: “Tappi gol, Tappi gol, Tappi gol, Tappi gol. Davide Tappi il primo come dicono loro “a ciappar 10 in pagea el giorno dopo sul Gasetin”. Successe il 5 dicembre del 1982, una data entrata di diritto nel cuore di tutti i tifosi arancioneri: allo stadio Baracca imballato da 8000 persone, il Mestre superò la Spal per 4-0 con quattro reti messe a segno dalla “Freccia Bionda” Davide Tappi, uno degli attaccanti più amati di sempre dal popolo mestrino. Alla fine, furono solo alcuni episodi sfortunati, piuttosto che il demerito, a condannare il Mestre alla retrocessione (se al tempo ci fossero stati i tre punti a vittoria, gli arancioneri si sarebbero salvati). Nonostante ciò, le statistiche sulle presenze allo stadio, videro il Mestre quell’anno fra le squadre più seguite dell'intera serie C. Poi i problemi finanziari, l’incorporazione con il Venezia, le diatribe, le tentate secessioni, il malcontento, anzi dal malcontento però apparirà la "Malcontenta" (nomen omen) squadra che ridarà vita al calcio a Mestre, vincendo nel 1994-95 il Campionato Veneto di Eccellenza e, nella successiva stagione, il Campionato Nazionale Dilettanti. Dopo meno di dieci anni dall'amalgama, il Mestre riapprodava insomma quantomeno in serie C2. Mica poco in fondo all’ombra merlata della Torre dell’Orologio, simbolo della città, senza voler essere blasfemi la loro Clock End.

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