Al di qua del Ponte. Terraferma, bivacco di strade, indigestione di piani urbanistici, i rumori di Porto
Marghera, muri di caserma, una porta da garage a fare da ingresso al campo
sotto una posticcia torretta decadente quasi a richiamare cautamente lo stile
liberty. Non ce ne voglia l’asso dei cieli ma lo stadio “Francesco Baracca” di
Mestre si incastra proprio lì in mezzo ai caseggiati dalle mille viste,
alloggio o ostello da mezza stella puntato da binocoli di marina, tubi
innocenti a gridar curva e un paio di tribunette a perimetrare il nobile cuore
di un club che pare sia stato uno dei primi, se non addirittura il primo a far
germinare l’idea di calcio in Italia dedicandogli spazi e attenzione, attraverso una storia rocambolesca, fatta di mutazioni, di strambe virate e di ambizioni acerbe, maturate per lo più, in meno di un decennio quando qui nel 1979 bussò, s’affacciò, con
sentimenti virtuosi, l’industriale Guido Robazza, a ribattezzare gli
arancioneri in Associazione Calcio Mestre e dopo tanta clausura dal sapore di
sarde marinate arriverà la promozione in serie C1. Il calcio a Mestre, similmente a quasi tutte le piazze incrostate di salsedine, lo partoriranno ufficiali britannici dal 1889 ma il talamo di nozze coinvolse subito anche i mestrini con
la Società Marziale che nel 1893 acquisterà per una manciata di “schei”
l’attuale terreno del “Baracca” all’epoca conosciuto come Ippodromo. Domicilio
occupato dal rifondato giostando sull'ufficialità anagrafica della fondazione datata 1929 unendo più società: "Mestre FC 1909, Mestre FBC, Libertas e Spus" in "Unione Sportiva
Mestrina". Debutto pregevole in Terza divisione dominando il campionato e ottenendo
in tal modo una promozione in Serie B per la stagione 1946-1947 dove la
squadra arancione partì alla grande, cosicché dopo tredici giornate si troverà addirittura solitaria in vetta alla classifica e qualcuno, suppongo, per il suo gioco
veemente la soprannominerà il piccolo Torino. Tuttavia, i sorrisi si
arricciarono in fretta fino alla malinconia perché nel seguito del torneo la squadra collezionò diverse sconfitte e retrocesse balzando fuori a precipizio da una
cadetteria mai più sfiorata. Fu, come detto, nel 1979 che la "Mestrina", anzi il
Mestre rilevato da Guido Robazza, reduce dalla ultradecennale esperienza alla
guida della Pro Mogliano, durata dal campionato 1979-1980 al 1986-1987)
attraversò annate di buoni risultati, con la squadra militante in
pianta stabile nei campionati professionistici. Per la gioia dei locali, di
quelli a cui ancor’oggi la fusione con il Venezia per salvare capra e cavoli è sembrata una “porcata” bella e buona, al
termine della stagione 1979/80 l'A.C. Mestre si classificò al sesto posto nel girone di Serie C2, precedendo i veneziani. E nella programmazione a venire studiata fra
Via Guglielmo Oberdan e Via Francesco Baracca, i vari Guido Robazza, il segretario Iginio Rossi e il Direttore sportivo Edj Sartori, puntarono apertamente alla
promozione in Serie C1, arrivata nel giro di due anni, nel 1982, quando il
Mestre, giunto secondo nel proprio girone a pari merito con la Vigor Senigallia
(alle spalle della capolista Ancona), vincerà lo spareggio contro i marchigiani,
garantendosi l'accesso alla agognata categoria. Era il Mestre di Giorgio Rumignani un
uomo dai sentimenti in punta di piedi, tiepido e cauto, eppure quel Mestre
giocava senza troppi preamboli tattici, da Romero Rombolotto, a Luciano
Speggiorin al capitano baffuto Giuliano Groppi. il “Baracca” con la base dei pali delle porte dipinte in nero come usava molto in quel periodo era sempre fin troppo pieno (e anche
gli "abusivi" dei palazzi erano in tanti a godersi la partita su
logge e terrazze). E poi quel coro: “Tappi gol, Tappi gol, Tappi gol, Tappi gol.
Davide Tappi il primo come dicono loro “a ciappar 10 in pagea el giorno dopo
sul Gasetin”. Successe il 5 dicembre del 1982, una data entrata di diritto nel
cuore di tutti i tifosi arancioneri: allo stadio Baracca imballato da 8000
persone, il Mestre superò la Spal per 4-0 con quattro reti messe a segno dalla
“Freccia Bionda” Davide Tappi, uno degli attaccanti più amati di sempre dal
popolo mestrino. Alla fine, furono solo alcuni episodi sfortunati, piuttosto
che il demerito, a condannare il Mestre alla retrocessione (se al tempo ci
fossero stati i tre punti a vittoria, gli arancioneri si sarebbero salvati).
Nonostante ciò, le statistiche sulle presenze allo stadio, videro il Mestre
quell’anno fra le squadre più seguite dell'intera serie C. Poi i problemi
finanziari, l’incorporazione con il Venezia, le diatribe, le tentate
secessioni, il malcontento, anzi dal malcontento però apparirà la "Malcontenta" (nomen omen) squadra che ridarà vita al calcio a Mestre, vincendo nel 1994-95 il Campionato Veneto di Eccellenza e, nella
successiva stagione, il Campionato Nazionale Dilettanti. Dopo meno di dieci
anni dall'amalgama, il Mestre riapprodava insomma quantomeno in serie C2. Mica poco in
fondo all’ombra merlata della Torre dell’Orologio, simbolo della città, senza
voler essere blasfemi la loro Clock End.
venerdì 5 settembre 2025
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