Intanto quello stemma, Un
bastimento, la Adler von Lübeck, issante vela su cui si dispiega ai venti del
Baltico lo stemma della Lega Anseatica. A Rostock, infatti, batte un cuore
marittimo, il porto e le sue banchine nel tardo medioevo erano così affollate
che nel 1218 ottenne il cosiddetto Diritto di Lubecca, un’alleanza commerciale,
detta appunto Lega Anseatica che ha prosperato fino all’età moderna, quando
nemmeno la gotica porta di Kutor resistette al dramma della guerra dei
trent’anni che piegò su se stessa la Germania. Rostock è l’angolo morto della vecchia Germania Est, ferrigno, nebuloso porto di U-Boot dove il goniometro della Kriegsmarine tracciava rotte nei fondali lividi e gelati. In centro, nei piccoli chioschi situati nell’affascinante piazza dell'Alter Markt, si tracannano boccali di Pils e si mangiano panini rigorosamente ripieni con aringa o salmone, i cosiddetti "Fischbrötchen". “Hansa, wir lieben Dich total” (Hansa, ti amiamo
completamente), è una canzone registrata nel 1995 ad opera del gruppo musicale dei
Puhdys, una band rock tedesca formata ad Oranienburg nella regione del
Brandeburgo, un casellario di cittadelle fortificate dai campanili aguzzi
d’ardesia e tetti rossicci che dai loro abbaini scrutano lo scorrere di
vigorosi corsi d’acqua. Nel calcio la canzone è diventata inno del Fußballclub Hansa
Rostock (nato su secondo battesimo nel 1965) emerso da una combustione con
l’Empor Lauter, società di una piccola cittadina mineraria della Sassonia, che
al culmine di una serie di successi, su spinta del politico Harry Tisch, sarà
di fatto traslocata a Rostock nell'appena completato Ostseestadion. E qui gli
“Hanseaten” resteranno con alterni risultati in Oberliga che riusciranno a
vincere proprio edizione conclusiva del 1991 insieme alla coppa
nazionale, guidati in panchina da Uwe Reinders e in campo dall'italoamericano
Paul Caligiuri, da Volker Röhrich e Hilmar Weilandt. Nel 1992 dopo la
riunificazione dei campionati l’Hansa insieme alla Dynamo Dresda si affacciò in
Bundesliga ma subito fu costretta a retrocedere per un punto e occorse
aspettare quattro anni per vederla tornare nel massimo torneo tedesco dove
stavolta i biancoblu listati di rosso dimoreranno un intero decennio, finché,
purtroppo, come altre realtà della ex DDR, fu vittima della dura contingenza
economica, e costretta a vendere pezzi pregiati tipo Stefan Beinlich e Oliver
Neuville, cosa per altro infruttuosa perché dopo la Zweite Liga è arrivata anche
la 3. Liga. In attesa che i venti del baltico cambino
direzione e spingano un pò più su della spiaggia di Warnemünde il vecchio
veliero anseatico dobbiamo registare che nel 1991 In Germania si giocava la prima edizione della Bundesliga nella Germania riunificata, 20 squadre comprese le prime due classificate
dell’ultima edizione della DDR-Oberliga, ribattezzata Nordostdeutsche Fußballverband-Oberliga.
Si trattava della Dinamo Dresda e, appunto, dell’Hansa Rostock. Gli anseatici
avevano vinto sia il campionato che l’ultima edizione della Coppa della
Germania Est e si presentavano ai nastri di partenza privi di Henri Fuchs, faro e
bomber del torneo precedente, passato al Colonia e anche senza l’eccentrico
statunitense Paul Caligiuri, ceduto al Friburgo dopo essere stato il primo
straniero della storia del club. In panchina un giovanissimo Uwe Reinders, ex
allenatore-giocatore dell’Eintracht Braunschweig, uno dei pionieri della
inusuale transumanza verso Est. Quando Reinders entrò in carica, incontrò un bizzarro gruppo
di calciatori per lo più demotivati e
con la stessa pettinatura da muggine. Il Re dei cefali era, ovviamente, Mike
Werner, insieme al fido principino Gernot Alms. Ora su Mike Werner parentesi: Mike Werner, in campo lo si notava per due caratteristiche, il piglio tutto teutonico e il taglio di capelli "Wohukila", dal
tedesco “Vorne kurz, hinten lang”, ossia davanti corti e dietro lunghi. Werner
li portava così fin dai tempi del Motor Eberswalde, squadra di seconda
divisione della DDR in cui era finito dopo che i dirigenti del Vorwärts
Frankfurt, formazione in cui era cresciuto, avevano trovato tra le cose di Mike
un foglio con la foto del Muro di Berlino e una scritta “Il muro deve sparire”,
oltre al nome di Udo Lindenberg, rocker tedesco notoriamente contrario alla
divisione della Germania. Per questa vicenda il calciatore era stato degradato
(il Vorwärts era club legato agli apparati di sicurezza della Germania Est) e
spedito in DDR-Liga. Da lì l’aveva prelevato durante la pausa invernale della
stagione 1990-1991 la Hansa Rostock, dopo un provino alla presenza di Uwe
Reinders e del suo secondo. Werner ci arrivato in treno, perché la sua moto, la
MZ di fabbricazione locale, l’aveva piantato in asso dopo un “raid” invernale e
nell’allenamento di prova il difensore aveva legnato (non metaforicamente) il
suo tecnico. Prima di metterlo sotto contratto lo staff della Hansa mise solo
una condizione: Mike deve dimagrire. Lui lo farà con la cosiddetta “dieta della
vodka”. Per una settimana mangiava tre volte al giorno una salsiccia
accompagnata da bicchierini di vodka. Dopo una settimana di rodaggio, i chili
se ne erano andati. A inizio del girone di ritorno Werner, che per il nuovo
contratto si comprò una Harley Davidson presentandosi regolarmente al campo
vestito da "cowboy". Giocherà nove partite in quello scorcio di
stagione, prima di esordire a Gelsenkirchen con i biancoblù in Bundesliga.
Quella fu la prima delle sue due partite nella massima serie. Perché al termine
della stagione l'Hansa Rostock retrocederà, con la magra soddisfazione di
togliere all’Eintracht Francoforte il Meisterschale. Werner, tuttavia, verrà
perseguitato dalla sfortuna. Quando nel 1995 il club rimise piede in Bundesliga
farà in tempo a giocare soltanto un altro match con il Borussia Dortmund. Con i
gialloneri si procurò un gravissimo infortunio, che a 25 anni lo costringerà ad
abbandonare il calcio di alto livello. Per il resto immagini di decadente novecento di frontiera, l'abbigliamento e l'acquisto di
un'auto occidentale - se possibile una Mercedes - sembravano essere ben più importanti dei risultati per molti dei giocatori. Non solo il
turbamento di Rainders aumento allorchè, in maniera
del tutto abituale, dette il suo numero di telefono ai ragazzi e quasi tutti la
risposero ridendo che non avevano nessun telefono privato: uno shock culturale
per “Wessi”. E così Reinders si vide costretto a girare diverse viti per
rimettere in quadra il marchingegno grigio del pallone della Stasi e quantomeno
cominciare a inclinarlo se non a capovolgerlo. Per questo uno dei suoi primi
atti ufficiali fu l'abolizione del saluto obbligatorio "Sport frei!".
Gli onesti meccanismi in stile militare della DDR erano profondamente ancorati
nelle menti dei giocatori dell'Hansa. Uwe Reinders, il compagno dalla bocca
anticonformista e dalla retorica tagliente, sarà un motivatore da manuale,
abilissimo nel far eccitare i suoi giocatori e insegnare loro cosa significava
essere professionisti pagati, con tutti i privilegi, ma anche gli obblighi
annessi. Vuoi una Mercedes? Gut, scendi in campo e sculaccia i culi dei tuoi
avversari. Il miracolo di Rostock, plasticamente mostrato durante il rito
pagano della sollevazione dell’Ostseekicker, tolse il cappotto plumbeo della
tristezza letargica del club. Reinders era senza dubbio il vento nella vela,
abbellita dal grifone anseatico, issata sull'ondeggiante battello rosso. La sua
metodologia dette subito i frutti sperati. Usò consapevolmente il vocabolario
tedesco orientale perché descriveva le virtù della FCH meglio di ogni altra
cosa e l'Hansa dominò il campionato con la giusta dose di aggressività e
determinazione. I nomi da spendere sono quelli di Juri Schlünz, il capitano,
leggenda dell'Hansa e autentica sentenza sui calci di punizione. In difesa
Heiko März e Hilmar Weilandt e là davanti il prolifico bomber Henri Fuchs
insieme all’altro “Sturm und Drang” Volker Röhrich, un duo da mantellaccio
goethiano che fece sbreccare i gradoni di cemento dell’Ostseestadion la cui
unica testimonianza oggi resta il muretto ristrutturato dei botteghini con la
scritta "Kartenverkauf" (vendita biglietti). Il club si tolse una soddisfazione, grazie all’accordo tra la UEFA e la Federazione
tedesca, partecipando alla Coppa dei Campioni, in rappresentanza della “defunta” DDR,
uno Stato che dal 3 ottobre 1990 non esisteva più. Il sorteggio accoppierà
l’Hansa al Barcellona. L’undici di Rostock capitolerà nettamente 3-0 al Camp
Nou. Al ritorno la consolazione di imporsi 1-0 con una rete di Michael Spies.
Sarà l’ultimo acuto, l'ultima Hansa, perché poi gli uomini di Uwe Reinders,
esonerato a metà marzo del 1992 coleranno a picco e oggi l'Hansa
langue in tornei minori dopo aver fatto sognare, seppure per poco, i
tifosi del Ostseestadion.
giovedì 18 luglio 2024
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